Tre serate sold-out, risate a crepapelle, il rilancio del dialetto locale è quello di una struttura, l’Italo Argentino tornato a spalancare le porte al pubblico dopo due anni di pandemia. E’ il fenomeno delle commedie in vernacolo che attira, piace e diverte la gente. Un fenomeno che ad Agnone ha una collaudata tradizione. Così vedere platea e galleria senza alcun posto vuoto, di questi tempi, è senz’altro una notizia. Molto più se alle 270 poltroncine c’è stata la necessità di aggiungere altre sedie. Insomma, l’esperimento messo in campo tra dicembre e gennaio ha funzionato e alla grande. Il tutto grazie allo sforzo delle compagnie: le ‘4C’ del Cenacolo Culturale Camillo Carlomagno, il ‘Teatro comico degli Abruzzi’ e ‘I Giocondieri’. Nei tre i casi si è trattato di rappresentazioni semplici, genuine e dalla comicità irriverente che ha visto protagonista un unico comune denominatore: l’idioma del posto. O meglio la “madre lingua” degli avi spesso accantonata perché creerebbe imbarazzo. A ribaltare il paradigma con la rassegna ‘Dialetteantrando’ ci hanno pensato Agostino Iannelli, Umberto Di Ciocco e Antonino Patriarca che da anni scrivono e portano in scena momenti di vita paesana con sketch dialettali che suscitano ilarità e momenti di esaltazione.
A partire dai titoli spesso impronunciabili, ma che al tempo stesso attirano la curiosità di centinaia di persone le quali si affrettano ad acquistare il tagliando in prevendita come ad un concerto dei Rolling Stones. Tutto vero. Basta vedere come è andata l’ultima rappresentazione, ‘La croìma de re merecule’ di Patriarca per capire di essere difronte ad una interessante realtà. Non è un caso infatti che per l’ultima sceneggiatura sarà necessaria una replica fissata per sabato 14 gennaio. Non da meno quanto accaduto in precedenza con ‘Quand’ è tiemb de chetogna, arrubbà ne è vergogna’ di Iannelli e ‘Une è ppicca e ddu so troppe’ scritta da Di Ciocco. Attori non professionisti, scenografie minimal, pubblicità sui social, biglietti a costi popolari, rappresentano il segreto di tanto successo.
Un po’ di storia – Ad Agnone il teatro dialettalenasce agli inizi degli anni ’80 quando sul palcoscenico della sala francescana di via Savonarola, il medico Sergio Labanca con le ‘4C’, sotto la direzione di Giuseppe De Martino, porta in scena ‘Amore e sanghe pe’ sta terra’, che fa da stura ad una lunga serie di lavori. Altro autore è Valentino Nero, un calzolaio con la passione per la scrittura che sintetizza al meglio temi sociali come l’emigrazione, la povertà, la mancanza di lavoro, la disabilità raccontati in due ore di spettacolo che suscitano emozioni e al tempo stesso fanno sorridere per le battute in dialetto. Interpreti di queste rappresentazioni il vulcanico Nicola Carosella, Gioconda Parini, Paola Cerimele, Saverio La Gamba, Tonino Bartolomeo, Paolo Porrone, Antonino Patriarca, Agostino Iannelli, Paola Del Coiro, Enzo Nero, Umberto Guerrizio, Serenella Giaccio, tanto per citare alcuni nomi. Commedie portate per due volte oltreoceano, in Canada, dove la grande comunità di agnonesi e molisani vive momenti indimenticabili. A fine anni ’90 nasce la compagnia de ‘I Giocondieri’ di Antonino Patriarca, maestro fornaio dalle abili qualità di autore di testi. Nel 2005 è la volta del ‘Teatro Comico degli Abruzzi’, che grazie all’intuizione di Umberto Di Ciocco, Sergio Sammartino e Domisia Di Ciero, riesce nell’impresa di unire i dialetti del territorio a cavallo tra alto Molise, Sangro e Vastese. Memorabile ‘Il metodo Galasso’, ma altre le opere che conquistano premi e il consenso della critica.
Scuola di recitazione – In merito a quanto detto, nella cittadina altomolisana manca una vera scuola di recitazione che di fatto potrebbe amplificare l’offerta, tramandare l’arte teatrale e partorire nuovi talenti. A tal proposito le risorse umane non mancano, ma il progetto va studiato a tavolino e messo concretamente in cantiere. Tempo fa a lanciare l’idea è stato Agostino Iannelli, leader delle ‘4C’ e consigliere comunale di minoranza. A questo punto i tempi sono davvero maturi!