«Se c’è nel Molise un centro antico che merita alta considerazione per i suoi valori storici, urbanistici e ambientali questo è certamente Agnone». L’endorsement per la città di Agnone quale candidata a diventare la “Capitale della Cultura 2026” arriva dall’architetto Franco Valente, originario di Capracotta, ma venafrano di adozione, vera colonna portante del settore culturale molisano.
Nel team che dovrà approntare il famoso dossier da consegnare al Ministero per ambire ad ottenere il prestigioso riconoscimento Valente dovrebbe essere non solo presente, ma avere un ruolo determinante. La notizia della candidatura di Agnone a divenire “Capitale della Cultura 2026” ha scatenato il chiacchiericcio dei soliti “tuttologi” da tastiera, quelli che per non avendo maturato alcuna competenza specifica nel corso della loro esistenza, per il solo fatto di possedere uno smartphone e il pollice opponibile come i primati, si sentono autorizzati a postare consigli non richiesti suoi social e commenti inappropriati. Secondo alcuni, ad esempio, Agnone candidata a capitale della cultura sarebbe una esagerazione.
Ed ecco allora che proprio l’architetto Valente elenca e mette in luce tutte le carte che la cittadina alto molisana potrebbe giocarsi nella sede ministeriale, considerata anche l’agguerrita concorrenza.
«Molti ritengono che l’impianto urbano di Agnone sia di origine sannitica. – spiega Valente – Tant’è che la tradizione letteraria, anche se non confermata scientificamente, vi riconosce il sito dell’antica Aquilonia. Io non sono molto convinto dell’ipotesi, ma ciò non diminuisce l’importanza della sua storia sebbene non si abbia traccia di una sua esistenza per tutto il periodo romano. Sicuramente il toponimo di Civitelle (uno dei quartieri della città, ndr) ci rinvia ad una qualche forma di insediamento italico, ma le trasformazioni del territorio e una natura particolarmente instabile del suolo, non hanno lasciato traccia alcuna di presenza umana». L’antica capitale dei Sanniti, dunque, potrebbe essere stato questo Agnone e allora quel riconoscimento dovrebbe arrivare quasi automatico.
«Molto probabilmente – riprende l’architetto Valente – l’attuale assetto urbano, la città si affaccia per tre lati sullo strapiombo che domina la valle del Verrino, è frutto di un ampliamento di un nucleo longobardo, come del resto è avvenuto per gran parte dei centri del territorio circostante. Della complessa epopea longobarda e normanna di Agnone sappiamo poco o nulla, anche se Filippo Moauro nel parlare della sua Caccavone è convinto che il “Castellum Angelorum” citato in un documento longobardo del X secolo corrisponda proprio al primitivo nucleo dell’insediamento. «Una notevole sequenza di monumenti e di opere d’arte, che vanno dal XII secolo fino ad oggi, rendono Agnone una delle città più belle del Molise. – aggiunge Valente – La sua struttura urbana è caratterizzata da un susseguirsi di vicoli e piazze di elevato valore pittoresco per la presenza di una grande quantità di portali e facciate in pietra lavorata che nascondono gli interni di una edilizia civile dalle originali peculiarità costruttive per l’uso di materiali lapidei locali. Le numerose architetture, soprattutto religiose, rivelano una intensa attività artistica legata non solo ad una produzione locale, ma anche a stimoli culturali di regioni limitrofe, come le Marche, l’Abruzzo, la Puglia e la Campania. Agnone risulta così caratterizzata dall’alternarsi di architetture e decorazioni gotico-romaniche, rinascimentali e barocche che costituiscono un unicum in cui ogni elemento si è amalgamato, pur conservando la sua autonomia architettonica, attraverso un lento e sapiente aggregarsi senza soluzioni di continuità».
E giù l’elenco dei tesori culturali contenuti nelle tante chiese di Agnone, da quella di Sant’Antonio Abate, dal campanile settecentesco in pietra, a quella dei maestri ascolani di Sant’Emidio che presenta una facciata del 1443, che è tra le più interessanti dell’area abruzzese-molisana per la presenza di un ricco portale sormontato da un rosone su cui campeggia la statua in pietra del santo. Numerose le chiese laicali e conventuali come la barocca Annunziata con elementi medioevali, Santa Chiara, fondata nel 1434 ma rielaborata con elementi rococò, e San Francesco esistente almeno dal 1343 e rinnovata con linee barocche all’interno delle quali gli affreschi settecenteschi sono di Paolo Gamba.
«Antichissime le origini della Chiesa Madre dedicata a San Marco, dallo spazioso interno barocco con un bel portale rinascimentale. – riprende Franco Valente – Notevoli ancora le case private ed i palazzi che mostrano all’esterno frequentemente bassorilievi, medaglioni ed elementi decorativi medievali e rinascimentali, opere di scalpellini locali, che contribuiscono a definire il carattere artistico del centro altomolisano racchiuso all’interno di una cinta muraria dove ancora si aprono porte ogivali alternate agli impianti di torri difensive».
Agnone è già una capitale della cultura, bisogna che il Ministero competente ne prenda atto. «Ma se Agnone è ricca per le opere d’arte, – aggiunge in chiusura l’architetto Valente – non lo è da meno per la produzione di latticini e di dolci, tra i più buoni della regione. Ed infine le campane. Non si può andare in Agnone e non visitare la storica fonderia pontificia della famiglia Marinelli che da tempo immemorabile realizza le più belle campane del mondo. Un’attività che è documentata in uno splendido museo dell’arte campanaria annesso al laboratorio e che costituisce uno dei più originali luoghi di cultura del Molise».