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  • Atc Vastese, Campitelli: «Per garantire ripopolamenti bisogna tagliare le spese, come l’indennità del presidente Pessolano»

    Riceviamo da Antonio Campitelli, già presidente dell’Atc Vastese e dirigente regionale della Libera Caccia, la seguente nota in replica alle dichiarazioni dell’attuale presidente dell’ambito territoriale di caccia, Angelo Pessolano.

    Antonio Campitelli, Libera Caccia

    «Sentire il presidente Pessolano che accusa i consiglieri del comitato di aver “fatto qualcosa di grave che avrà ripercussioni negative sui cacciatori” farebbe sorridere, se non altro per il fatto che lui stesso, negli ultimi anni, non mi sembra si sia posto questo problema le molteplici volte che non ha votato i bilanci portati in approvazione dai precedenti presidenti. Invece, vista l’infelice situazione in cui si trova l’Atc Vastese, c’è ben poco da ridere, e bisognerebbe operare affinché si possa dare una dignitosa gestione dell’ente ai cacciatori, al posto di pensare a scaricare le responsabilità sugli altri come sta facendo Pessolano, distorcendo e mistificando la realtà dei fatti.

    A sinistra l’attuale presidente dell’Atc Vastese, Angelo Pessolano

    A partire dalle somme stanziate a bilancio, che non sono 50mila euro, come dichiarato, ma erano 40mila, ovvero 5mila in meno dell’anno precedente, in cui già si erano riscontrate grosse difficolta, tali da lasciare alcuni Comuni scoperti dall’immissione di lepri. Seguendo con la questione relativa al personale, di cui non si è mai parlato di riduzione o licenziamenti, ma tutt’al più di una riduzione degli orari lavorativi nei periodi più “tranquilli”, ma sempre cercando di concertare con il personale stesso le possibili soluzioni.
    Ciò di cui invece il presidente Pessolano non ha scritto è della proposta di rinunciare tutti a qualsiasi forma di indennità economica o di rimborso. E mi preme ricordare che i consiglieri già da più di un anno hanno rinunciato al gettone di presenza e l’ex presidente Scarpone aveva già rinunciato all’indennità di carica mantenendo solo i rimborsi per missioni fuori sede. Cosa che il presidente Pessolano ha ritenuto di voler reintrodurre subito dopo il suo insediamento.

    Altro argomento che Pessolano omette è quello relativo alle spese postali e in generale a ciò che comporta l’utilizzo, nel 2025, di posta cartacea per praticamente qualsiasi comunicazione agli associati. Difatti, credo sia rimasto l’unico Atc in Abruzzo che per le ammissioni, le convocazioni dell’assemblea dei delegati, o l’invio dei bollettini per le iscrizioni, utilizza ancora la spedizione postale. Tra l’altro, buona parte di queste lettere, arriva agli interessati quando la scadenza temporale a cui ottemperare è già passata. Quindi, oltre a qualche migliaio di euro di spese di spedizione, e una quantità di buste e carta da far invidia ad una tipografia, il personale viene immobilizzato per giorni, a volte settimane, per stampare, piegare, imbustare e spedire migliaia di comunicazioni. Cosa che invece potrebbe essere fatta con un semplice “click” sulla tastiera di un PC.

    Oltre a ciò, sulla solidità economica e i 250mila euro dichiarati da Pessolano, mi corre l’obbligo di ricordargli che in quella somma ci sono circa 60mila di accantonamenti per il TFR dei dipendenti, che non possono essere utilizzati per l’ ordinaria gestione (allora sì che rischieremmo una vertenza), e circa 17mila euro di residui dei fondi per la prevenzione dei danni all’agricoltura che ci furono affidati dalla Provincia dietro stipula di una convenzione. A proposito di questi fondi, ricordo bene come durante il periodo della mia presidenza dell’ATC, proprio l’allora consigliere Pessolano chiedeva a gran voce che fossero scorporati dalle somme di liquidità previste in bilancio, versandoli addirittura su un conto corrente separato perché vincolati all’utilizzo di prevenzione dei danni previsto dalla convenzione sottoscritta con la Provincia.
    Quindi, in accordo con il consulente contabile, creammo un’apposita voce di bilancio in cui inserire quelle somme e con il Comitato di gestione ne regolamentammo l’erogazione sotto forma di contributi alle aziende agricole che ne facevano richiesta, per l’acquisto di attrezzature finalizzate alla prevenzione dei danni all’agricoltura.

    Negli ultimi anni, con quei fondi, abbiamo contribuito all’acquisto di decine di recinzioni elettrificate, aiutando tante aziende agricole sul territorio a tutelare le proprie colture. Ebbene ad oggi, quella voce dal bilancio è sparita, così come i relativi fondi vincolati, che il presidente ha ritenuto, autonomamente e senza nessuna discussione o delibera del Comitato di gestione, di poter svincolare e utilizzare per l’ordinaria gestione. Con buona pace delle sue richieste passate, della convenzione stipulata dalla Provincia, della prevenzione dei danni e del mondo agricolo che spesso chiama in causa ergendosi a fattivo collaboratore. Anche se, ho dovuto constatare come a qualcuno di quel mondo agricolo evidentemente questa scelta non interessa, visto che un rappresentante di un’associazione agricola, precisamente Coldiretti, non solo non ha proferito parola su questa deprivazione, ma ha anche votato favorevolmente l’ipotesi di bilancio che vede sottratta quella somma a tutela della categoria che dovrebbe rappresentare.

    Ora, alla luce di queste considerazioni, è facile intuire come quella liquidità dichiarata si assottigli di parecchio. Se uniamo a questo il vertiginoso calo delle entrate e dei contributi regionali (spesso legati ad obiettivi irraggiungibili), e l’aumento dei costi di gestione dell’ente, il conto è presto fatto. E per garantire un ripopolamento dignitoso, o si taglia da qualche parte, oppure ci si esporrà a subire perdite d’esercizio ogni anno, che in breve trasformeranno la presunta “solidità economica” in una traballante incertezza sulla sopravvivenza.

    Di fronte a queste argomentazioni il presidente, durante la seduta di fine dicembre, ha presto tirato fuori la soluzione dal cilindro magico, ovvero…. aumentare le quote. Questa proposta naturalmente non mi trova d’accordo, perché prima di chiedere qualcosa di più ai cacciatori, dobbiamo essere capaci di ottimizzare le spese e il funzionamento dell’ATC stesso.

    Dopo queste doverose precisazioni, mi chiedo come mai il presidente non abbia convocato una nuova seduta del comitato di gestione per discutere delle proposte, che pur erano state avanzate durante la discussione sul bilancio, e superare l’impasse che si è venuto a creare. Invece ha preferito continuare a fare polemiche da bar e incolpare tizio o caio, come praticamente ha fatto negli ultimi anni per raccattare qualche tessera qua e là. Giova forse ricordargli che questa volta non c’è nessun presidente da incolpare, perché il presidente è lui stesso. Nel frattempo, visto l’immobilismo dell’ultimo mese, io ed altri componenti del Comitato di gestione abbiamo inoltrato una richiesta di convocazione del Comitato stesso, affinché si possano affrontare gli argomenti che ci permettano di recuperare le risorse da ripristinare sull’acquisto selvaggina.

    Caro Angelo, sarebbe ora che ti assumessi la responsabilità del ruolo per cui ti sei candidato e sei stato eletto, al posto di scaricare la colpa sugli altri. Attendiamo di poter discutere, costruttivamente, in Comitato di Gestione, le soluzioni per poter recuperare economie da tutte quelle spese che non siano assolutamente indispensabili. Cerchiamo di dare un futuro a questo Atc».

    Antonio Campitelli

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