Un messaggio di speranza e un plauso speciale ai medici del territorio hanno caratterizzato l’intervento del vescovo Claudio Palumbo durante la tradizionale Natività di Agnone, svoltasi nel fine settimana presso la chiesa dei Santa Maria di Costantinopoli. La rappresentazione sacra, la più longeva del Molise, organizzata dal Cenacolo Culturale Camillo Carlomagno, è andata in onda dopo il rinvio del 24 dicembre a causa del maltempo. Protagonisti indiscussi delle scene i giovani del posto diretti, ancora una volta, dall’82enne Giuseppe De Martino.
Commovente l’arrivo di Gesù bambino nelle vesti del piccolo Costantino, Antonio Russo nato da poco. La manifestazione dal titolo ‘Le piaghe di Gesù nel mondo’, i cui testi sono stati scritti da Giorgio Marcovecchio con musiche di Roberto e Tancredi Carlomagno, ha posto l’accento sulle sofferenze dell’umanità contemporanea, con particolare attenzione ai bambini vittime di guerre e ingiustizie.
“Noi ci troviamo nell’Anno Santo della Speranza che è Gesù Cristo,” ha esordito il vescovo al temine della Natività che ha toccato la sessantaquattresima edizione. “Chiediamo proprio che questo grido di sofferenza dei bambini del mondo intero possa giungere alle orecchie di Dio e il Signore ci doni la pace, ci doni tanta pace.”
A seguire da vicino l’evento, tra gli altri, il sindaco di Agnone, Daniele Saia e il consigliere regionale, Andrea Greco. Nel suo discorso, monsignor Palumbo ha condiviso riflessioni personali sul suo nuovo incarico che lo vedrà Pastore della diocesi di Termoli-Larino, utilizzando una metafora suggestiva: “Mi sento da un punto di vista estetico completato con l’incarico che il Santo Padre mi ha dato. Quando venni qui la prima volta ad Agnone mi fu regalato il mantello del pastore, che ho indossato poi tutte le volte che sono venuto per la Ndocciata. Adesso, andando sul mare, divento anche pescatore. Il vescovo è sempre l’una e l’altra cosa, ma avere anche il mare ricorda l’impegno apostolico di essere pescatori di uomini.”
Il legame con il territorio della diocesi di Trivento è emerso forte nelle sue parole, arricchite da una citazione di D’Annunzio: “Han bevuto profondamente i fondi alpestri che il sapore d’acqua natia rimanga nei cuori esuli al conforto.” Palumbo ha poi aggiunto: “Io non porterò le acque, ma porterò i suoni belli dell’Alto Molise che esprimono un colore bellissimo di natura, di umanità, vibrazioni bellissime del cuore di cui abbiamo tanto bisogno.”
Un momento particolarmente significativo è stato il riconoscimento ai medici in pensione che hanno deciso di rientrare al ‘Caracciolo’ dove resta cronica la carenza di camici bianchi: “In questa provincia consentitemi di esprimere un plauso proprio ai bravi 10 medici che, memori del giuramento fatto al momento della loro laurea, si sono rimboccati le maniche per essere di aiuto, per essere di sostegno con una competenza umana e professionale. Questo bell’esempio non deve rimanere chiuso nel nostro paese, ma dovrebbe essere noto in tutta Italia. Il Vangelo dice che la luce va messa sul candelabro.”
Il vescovo ha concluso con un tocco di umorismo, riferendosi ai recenti pensionamenti: “Tra l’altro, si diventa veri professori quando si va in pensione. Quindi auguri ai nuovi professori.” E ha promesso il suo ritorno ad Agnone, non solo per motivi pastorali: “Sono sempre nel vostro cuore come spero anche voi vi ricordiate di me, e poi ogni tanto verrò perché ho bisogno di comprare le buone scamorze agnonesi.”
Nonostante il plauso di Palumbo, la situazione dell’ospedale di Agnone continua a destare forte preoccupazione. Ad oggi non si registrano new entry di medici nella struttura, una circostanza che sembra essere legata a ostacoli burocratici la cui risoluzione richiederà tempi non brevi. Una realtà che contrasta con l’ottimismo espresso durante la serata e che sottolinea l’urgenza di interventi concreti per il potenziamento del presidio sanitario locale.