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  • Poggio Sannita sta con Lollobrigida: «Poca acqua e tanto vino»

    Difendere il vino, inteso come uno dei settori trainanti dell’economia italiana, è una cosa seria, ma le associazioni di categoria ricordano una regola base: se hai un microfono in mano e rivesti un ruolo socio-politico apicale, le parole avranno un peso maggiore rispetto a quelle pronunciate in mezzo ad un gruppo ristretto di amici, al bar o all’osteria.

    Il fatto è ormai noto ai più: in un intervento pubblico agli Stati generali del vino, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, ha dichiarato alla stampa: «L’abuso, avvertono da Londra, può avere conseguenze molto negative, addirittura pericolose. Il meno che possa capitare è una sudorazione eccessiva che può portare in casi estremi alla rimozione delle ghiandole sudoripare, contraccolpi possono riguardare il cervello, il cuore, il sangue troppo diluito, l’insonnia, danneggiare i reni. E uno dice: Ammazza il vino quante cose fa? No, questa è l’acqua. L’abuso di acqua può portare alla morte. Allora immaginate la necessità, guardandola da una prospettiva salutistica, di inserire un’etichettatura allarmistica sulle bottiglie d’acqua».

    Si è trattato, ovviamente, di una provocazione di Lollobrigida, diventata virale. E a stretto giro la risposta alle dichiarazioni del Ministro arrivano, in versi, dal poeta di Poggio Sannita, Tiberio La Rocca. Caccavone, così si chiamava il paese dell’Alto Molise prima che qualcuno decidesse di chiamarlo Poggio Sannita, è tra i piccoli centri montani dove il consumo di vino rappresenta quasi una identità storica e sociale, legata alla cultura rurale e agro silvo pastorale. Ecco, allora, pubblicate accanto, le parole in versi del poeta poggese Tiberio La Rocca.

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