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  • Anziani e spopolamento, nel 1992 uno studio della diocesi di Trivento profetizzò l’attuale istantanea

    Nel lontano 1992, don Alberto Conti, direttore della Caritas diocesana di Trivento, fu tra i primi a denunciare il progressivo spopolamento e l’invecchiamento della popolazione nell’Alto Molise. Per comprendere a fondo la portata del fenomeno, commissionò uno studio al Ce.Ri.S di Roma, i cui risultati furono poi ripresi dal quotidiano nazionale la Repubblica. In un articolo firmato da Alessandra Longo, il giornale titolava con un’espressione quasi profetica: “Ma in Molise nel 2030 regneranno i lupi”. Mai previsione si rivelò più azzeccata.

    Oggi, le parole del direttore della Caritas riecheggiano con una lucidità quasi impietosa: lo spopolamento avanza senza sosta, i lupi hanno ripreso a vagare liberamente sulle montagne, mentre i cinghiali – che nel 1992 erano quasi assenti – ora si contano a centinaia, devastando i terreni al loro passaggio. Resta indelebile nella memoria l’episodio narrato da don Alberto: un vecchio contadino, con voce colma di trepidazione, gli confidò un pensiero profondo mentre piantavano alcuni ulivi davanti alla nuova chiesa costruita in campagna: “Ora dobbiamo aspettare che la pianta si rinnamori della terra”.

    Parole che racchiudono un concetto universale: il bisogno di riscoprire l’amore autentico per la propria terra, di tornare a coltivarla e custodirla. Secondo don Alberto, il contrasto allo spopolamento deve necessariamente partire da questo atto di riconciliazione: un ritorno consapevole alle radici, al rapporto simbiotico tra uomo e natura, abbandonato nel tempo per rincorrere un progresso industriale che ha lasciato dietro di sé terre desolate e paesi svuotati.

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