C’è un edificio nel cuore di Agnone che racconta, meglio di qualsiasi statistica, la paralisi decisionale dell’amministrazione comunale. L’ex Mercato coperto di via De Gasperi: due piani, posizione strategica tra centro storico e quartieri moderni, ampio parcheggio. Sulla carta, un immobile dalle grandi potenzialità. Nella realtà, l’ennesima struttura pubblica lasciata marcire nell’indecisione. Fino a qualche giorno fa c’era il progetto del Museo della bilancia, frutto di un partenariato pubblico-privato con la società di artigianato D’Aloise. Rescisso. Tramontato. Archiviato senza troppi clamori, come spesso accade quando un progetto naufraga nel silenzio della burocrazia. E adesso?

Adesso si ricomincia da capo, con l’aggravante che ogni giorno perso è un giorno in più di degrado per una struttura che pioggia, gelo e abbandono stanno consumando. Sul piatto c’è l’ipotesi Poste Italiane, che non è esattamente una novità. L’idea – razionale, sensata – prevede l’accorpamento dei due uffici cittadini (piazza Unità d’Italia e salita Verdi), attualmente aperti solo al mattino, lasciando migliaia di agnonesi senza servizio postale nel pomeriggio. Una città che invecchia ha bisogno di servizi efficienti, non di sportelli fantasma. La proposta è chiara: il Comune venderebbe parte dell’ex Mercato coperto in cambio dell’ufficio di via Verdi più un indennizzo economico. Ma è proprio su quest’ultimo punto che la giunta Saia si arena. L’indennizzo richiesto da Poste “non convince” l’esecutivo di centrosinistra, che – ed è qui il nodo politico – continua a prendere tempo. Quanto tempo ancora? E soprattutto: mentre si temporeggia, chi paga il prezzo di un servizio postale dimezzato?

Colpo di scena delle ultime ore: una nota catena di supermercati avrebbe manifestato interesse concreto per l’immobile. Proposta accompagnata dalla promessa di assunzioni in loco, quelle assunzioni che ad Agnone sono diventate un miraggio, quelle opportunità di lavoro che i giovani cercano altrove perché qui non le trovano. L’area si presta perfettamente: centralità geografica, accessibilità, parcheggio. Dal punto di vista commerciale è un’occasione d’oro. Ma dal punto di vista urbanistico e sociale? Qui si apre il dibattito che l’amministrazione dovrebbe avere il coraggio di affrontare pubblicamente: Agnone ha bisogno di un supermercato o di servizi pubblici efficienti? I posti di lavoro promessi compensano la rinuncia a una struttura che potrebbe ospitare servizi di pubblica utilità? Nel frattempo, il piano inferiore dell’edificio è ridotto a rimessa comunale per automezzi. Il piano superiore – un tempo sede del mercato e poi di un call center – giace vuoto, inutilizzato, dimenticato.

Una fotografia impietosa di come la politica locale gestisca il patrimonio pubblico: con l’inerzia di chi non vuole assumersi responsabilità. Eppure il tempo non aspetta. Ogni settimana che passa è una settimana in cui Poste Italiane potrebbe perdere interesse, in cui la catena di supermercati potrebbe guardare altrove, in cui le infiltrazioni d’acqua e l’umidità rendono più costoso un eventuale recupero. È questa la domanda che i cittadini agnonesi dovrebbero rivolgere ai propri amministratori: fino a quando possiamo permetterci di non decidere?
La vicenda dell’ex Mercato coperto solleva interrogativi che vanno oltre il singolo immobile. Primo: è accettabile che una città perda servizi (come un ufficio postale aperto tutto il giorno) perché non si trova un accordo su un indennizzo economico? Secondo: perché perdere la possibilità di impiegare dei ragazzi che sarebbero costretti ad emigrare per mancanza di lavoro? Terzo: chi controlla lo stato manutentivo degli immobili pubblici inutilizzati? Chi risponde del loro progressivo degrado? Quarto: esiste un piano complessivo di valorizzazione del patrimonio comunale o si naviga a vista, aspettando che qualcuno bussi alla porta con una proposta? Fonti vicine all’amministrazione Saia confermano che “la trattativa resta in piedi”. Le trattative che “restano in piedi” senza mai concludersi sono il simbolo di una politica che ha smarrito il senso dell’urgenza, la capacità di scelta, il coraggio di prendersi responsabilità anche a costo di scontentare qualcuno.
Agnone non può più permettersi il lusso dell’attesa. Non con un tessuto economico fragile, un’emorragia demografica inarrestabile, una generazione di giovani costretta ad emigrare. Ogni opportunità persa – sia essa un museo, un ufficio postale efficiente o posti di lavoro – è un chiodo in più sulla bara di una comunità che merita di più. Adesso tocca alla giunta Saia uscire dall’ambiguità e dire agli agnonesi cosa intende fare. Con chiarezza, con trasparenza, soprattutto con tempestività. Perché i treni, nella provincia italiana, passano raramente. E quando passano, non aspettano chi è ancora indeciso se salire o meno. L’ex Mercato coperto può diventare il simbolo di una rinascita o l’ennesimo monumento all’immobilismo. La differenza la farà una sola cosa: il coraggio di decidere. Ora.