Rimarrà visitabile fino al 6 gennaio la mostra dedicata al maestro Antonio Pettinicchi allestita negli spazi suggestivi di Palazzo Iacovone, nel cuore di Poggio Sannita. L’annuncio è arrivato direttamente dal titolare delle ventidue opere inedite, l’avvocato Domenico Iacovone, durante la conferenza stampa che ha riunito amministratori, studiosi e appassionati d’arte nel fine settimana.

Guidati dal curatore Italo Marinelli, esperto e appassionato conoscitore del pittore, i presenti hanno ripercorso la parabola artistica di Pettinicchi, un figlio autentico del Molise che, dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Napoli negli anni Cinquanta, seppe dare voce e colore alla dignità silenziosa degli ultimi. Marinelli ha messo in luce la forza visionaria dell’artista, capace di trasformare la realtà quotidiana in racconto universale, facendo della sua pittura un atto d’amore verso la terra natia.
Le opere esposte – 22 lavori salvati quasi per caso dal padre dell’attuale proprietario – restituiscono il mondo rurale dei primi del Novecento con intensità e partecipazione: la fatica dei campi, il lavoro come destino e orgoglio, il silenzio eloquente della solitudine. Un universo che Pettinicchi ha saputo fissare con un tratto potente e umano, in dialogo ideale con i grandi maestri del realismo italiano come Renato Guttuso, con cui ebbe modo di confrontarsi.

All’incontro erano presenti i sindaci di Poggio Sannita (Pino Orlando), Agnone (Daniele Saia), Pietrabbondante (Claudino Casciano) e Lucito (Tiziana Franceschini), insieme al figlio del pittore, Paolo Pettinicchi. Nel tardo pomeriggio l’arrivo a sorpresa del presidente della Regione Molise, Francesco Roberti, che oltre a sottolineare l’importanza della mostra ha inteso rimarcare la bellezza di Palazzo Iacovone come presidio culturale e volano turistico per l’Alto Molise.
L’avvocato Iacovone ha voluto infine rivolgere un pensiero affettuoso a Letizia Pettinicchi, vedova del maestro, cui desidera far conoscere le opere salvate: un omaggio alla memoria di un artista che, con pennellate di verità e compassione, ha saputo restituire all’umanità il volto della sua terra. In quelle opere non c’è solo pittura: c’è la voce di un popolo, il respiro di una civiltà contadina e la poesia di un uomo che, con il colore, ha insegnato a guardare il mondo con occhi più profondi. Pettinicchi non si visita: si incontra. E dopo, non si dimentica più.
