• Editoriale
  • Violenza di genere: una donna armata ha più o meno possibilità di essere stuprata?

    Giornata internazionale contro la violenza sulle donne: fiumi di retorica inutile che non cambiano di una virgola la realtà riportata dai fatti di cronaca. Ogni dieci minuti, lo scorso anno, una donna, da qualche parte nel mondo, veniva uccisa da una persona a lei cara, partner o ex o parenti stretti: circa 50mila vittime di femminicidio in dodici mesi.

    È quanto sottolinea l’ONU nel rapporto pubblicato in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che si celebra oggi. Istituita nel 1999, in oltre un quarto di secolo questa giornata internazionale non ha prodotto alcun risultato tangibile se, come dicono i dati dell’Onu, ancora oggi, nel 2025 dopo Cristo, 137 donne al giorno vengono uccise.

    A queste vittime si aggiungono, e sono molte di più, quelle che non perdono la vita, ma comunque subiscono violenza fisica o psicologica, stupri, molestie, sopraffazioni, umiliazioni. Da oltre un ventennio, dunque, si tenta di fare prevenzione e sensibilizzazione su questa delicata tematica, ma le vittime non diminuiscono.

    Vogliamo continuare a perdere tempo? Al di là della retorica, allora, la domanda nasce spontanea: una donna armata e addestrata ha più o meno possibilità di essere stuprata o uccisa?

    Poi possiamo continuare ad accendere le lucine sulle facciate dei Municipi o a installare le panchine rosse, ma dobbiamo essere consapevoli che sono strumenti inutili, armi spuntate contro un fenomeno che ha una sola possibilità per essere arginato: la legittima difesa. Qualcuno, oggi, doveva pur dirle queste cose, fuori dal coro, come sempre.

    Francesco Bottone

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