Riceviamo e pubblichiamo da un lettore.
Pur riconoscendo all’assessore molisano Michele Petraroia un amore sconfinato per il Molise e un’onestà intellettuale che non tutti gli amministratori possono vantare, tuttavia le sue frequenti comunicazioni, diffuse dagli organi d’informazione regionali, non fanno altro che evidenziare quel che del Molise già si conosce, trascurando – viceversa – qualsiasi proposta progettuale per il futuro. Insomma, queste note dell’assessore sono molto coerenti con quel diffuso “conservatorismo” che da sempre rappresenta più croce che delizia del territorio, mancando di “affacci sul futuro” e di soluzioni concrete per tentare di frenare un inarrestabile declino che vede associati alla regione – vedi ultimo rapporto Svimez – numeri da record negativo in ambito di Pil, occupazione, ecc. (tra l’altro, materie di cui si occupa proprio il Petraroia).
Nell’ultima comunicazione, intitolata un po’ troppo entuusiasticamente “Il Molise in fermento”, l’assessore ci ricorda che i borghi molisani in questi giorni “sono vestiti a festa per accogliere turisti (davvero pochi, aggiungo io) ed emigranti (sempre meno)” e, a supporto di ciò, stila un lungo elenco di eventi ed iniziative culturali da Termoli a Capracotta, da Guglionesi ad Agnone. Tutto bene? Sì, ma in fondo niente di nuovo. Anche l’accento posto e riposto su “Molise Cinema” o su “Cammina Molise” fa un po’ sorridere dal momento che queste manifestazioni si svolgono da tanti anni ed il cinema molisano è reduce da quel “capolavoro” costruito con l’arte di Checco Zalone (a proposito, dov’è quel fiume di turisti che la pellicola avrebbe dovuto smuovere verso le nostre terre?). E se, nonostante questo “fervore”, il Molise continua a perdere ricchezza, numero di residenti, turismo, rientri di emigrati, ecc., evidentemente quanto messo in campo finora non è sufficiente o addirittura è sbagliato.
La “forza di volontà”, che richiama l’assessore, da sola evidentemente non basta. Il Molise è sempre più emarginato, debole, sfiduciato. Colpa anche di una classe politica incapace di grandi slanci, anche perché assiduamente e diligentemente legata a ciò che stancamente si ripete ogni anno.
Valerio Mancini
Socio dell’associazione “Forche Caudine”