Dal professor Vincenzo Cimino riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera densa di emozioni vissute nella scuola “G.Nicola D’Agnillo” dove il docente di musica ha insegnato per sette lunghe stagioni. Cimmino, dal prossimo anno scolastico insegnerà ad Isernia, sua nuova sede di lavoro, ma prima ha affidato a l’Eco online il suo personale ringraziamento ad Agnone e a quanti gli sono stati vicino dimostrandogli affetto e gratitudine per il lavoro svolto.
Gentile direttore,
approfitto della disponibilità che ha sempre legato la mia persona (come collega giornalista e consigliere dell’Ordine che come musicista) alla testata che dirige, per salutare con affetto la città di Agnone, l’Istituto Omnicomprensivo, le istituzioni locali, gli studenti, le famiglie. Dopo 7 anni di interrotta docenza, da semplice supplenza e conferma in ruolo di flauto (previo anno di prova), lascio l’Istituto Giuseppe Nicola D’Agnillo, per l’Andrea d’Isernia (ad Isernia). Sarò sempre grato ad Agnone, che mi ha dato un lavoro e l’opportunità di crescere professionalmente; i ragazzi di Agnone, Belmonte, Poggio, Bagnoli e Pescopennataro insieme ai colleghi ed ai dirigenti che si sono susseguiti, mi hanno dato la possibilità di crescere sia come docente che come musicista. In questa scuola mi sono anche cimentato nel giornalismo, materia che ho anche insegnato con progetti d’istituto remunerati. Una città, Agnone, ripeto, che mi ha dato la possibilità di esprimermi come musicista, come insegnante e come giornalista, riuscendo ad interloquire, a nome e per conto della scuola, con gli organi di informazione, che ne hanno seguito i successi e le iniziative. Mi piace ringraziare specialmente te, caro Maurizio, perché la tua redazione, unitamente al periodico locale diretto da Vittorio Labanca, hanno reso più limpide le nostre vittorie: successi e premi ai concorsi nazionali di Foggia, Barletta, Benevento, Venafro, Fossanova. Grazie alla stampa locale, tante iniziative, dai saggi ai concorsi, ai concerti, hanno potuto raggiungere ogni casa, ogni scuola, ogni bambino, ogni parente lontano. Mi piace ricordare di aver riempito la scuola di attestati, medaglie e coppe, decine di riconoscimenti che hanno visto ragazzini di una scuola di montagna dell’Alto Molise, essere da esempio a strutture blasonate, ricche di storia, fondi ed attrezzature. Mi viene anche in mente il grande spazio concesso anche da Il Quotidiano del Molise, dai Fatti di Nuovo Molise, sempre con la tua persona, dalla Rai, dalla collega di Primopiano Adelina Zarlenga e da Sergio Di Vincenzo, il quale venne in classe ben 6 anni fa, quando vincemmo tre primi premi nazionali, arrivando ad essere citati dalla stampa di categoria. Persino il trimestrale Falaut, organo nazionale cartaceo dei flautisti, ha citato con elogio la scuola di Agnone ed il sottoscritto per 3 volte. In questi sette anni ho dimostrato, grazie ad un lavoro di squadra, che possiamo farcela con lo spirito di sacrificio e la ostinazione tanto cara ai molisani. Che sia da esempio questa nostra determinazione, anche per altre categorie professionali, spesso senza stimoli ed in profonda depressione.
Mi piace ringraziare le famiglie che mi hanno sempre sostenuto ed in particolare quelle che mi hanno seguito nel percorso che ha portato, pensate, alcuni ragazzini ad entrare in Conservatorio. Mai dei flautisti di Agnone avevano osato così tanto e mi piace ricordare quelle manine e quelle labbra minuscole che hanno varcato la soglia del “Perosi”, previo un duro esame di ammissione: Martina Polce, Chiara Forgione, Luca Vecchiarelli, i diplomandi Alessia Di Carlo e Simone Del Papa, l’ultimo, quello che ci ha creduto di più, quel ragazzo che forse ho amato più di tutti, laddove il termine amore ha un valore emotivo. A questo punto sorge una domanda spontanea: a fronte di tutto questo successo, perché andare via?
Premettendo che sono del parere che occorra confrontarsi e cambiare ambiente ogni tanto per non fossilizzarsi, ho chiesto il trasferimento per non essere risucchiato nel baratro della incertezza derivante dalla denatalità e per la stanchezza che affiora a fronte di 150 km al giorno. Prima che seriamente chiudiamo, ed i presupposti sussistono da qualche anno, è meglio prospettare un futuro più sereno, unitamente al desiderio di essere più vicino alla mia vera famiglia: quella con mio figlio e la mia compagna. Con la speranza che a settembre abbracciate un collega migliore di me, mi sia concesso di ringraziare alcune persone che mi hanno veramente aiutato moralmente e professionalmente in questi anni agnonesi: Mimmo Lanciano e don Francesco Martino. Con Agnone va via un pezzo della mia vita e con Agnone si concretizza ciò che mai avrei voluto fare: tornare tra i banchi come docente.
Mi sono sempre considerato un giornalista prestato alla musica: con la cattedra definitiva ho dovuto mettere da parte sogni e velleità. Pensare ad un futuro pubblicistico per via della anacronistica esclusività che regola il giornalismo, non lo vedo come un tornare indietro, ma sicuramente come un controsenso per chi è abilitato all’esercizio di una professione con esame di idoneità, appunto…esame di stato. Agnone per me è stato anche questo: scegliere di cosa vivere o se vogliamo, scegliere se sopravvivere o continuare ad aspettare il miracolo, con un figlio a carico.
A malincuore ho dovuto optare per i banchi di scuola, a testa alta ma con la smorfia sul volto. A tal riguardo, l’accanimento di qualcuno su questioni procedurali l’ho sempre smorzato considerandolo un colpo basso, ma non appena matureranno le condizioni amministrative, mi adeguerò ad una norma anacronistica. Così cesseranno anche polemiche che non giovano ad alcuno.
Grazie ancora.
M° Vincenzo Cimino