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  • Donna muore al Caracciolo, don Martino denuncia: “Troppi disservizi, altro che ospedale di area disagiata”

    AGNONE – Giunge accompagnata dai parenti in ospedale con l’auto dei familiari perché i soccorsi del 118 erano già impegnati in altri interventi, ma qui nonostante l’impegno dei camici bianchi del Caracciolo e l’impossibilità di un trasferimento urgente, muore dopo poco il ricovero. E’ successo l’altra sera ad una 77enne proveniente da un paese vicino ad Agnone. La donna, accusato un malore cardiaco, è stata immediatamente trasportata al Caracciolo per le cure del caso da alcuni familiari. Ma la sfortuna ha voluto che, una volta giunta presso il presidio ospedaliero agnonese per essere stabilizzata e poi trasferita in un centro specializzato come Isernia, Campobasso od altri, per la paziente, non erano a disposizione mezzi con personale idoneo. Infatti l’ambulanza del 118 era impegnata in un codice rosso in un altro paese e, nell’ospedale alto molisano, mancando la figura del rianimatore-anestesista e, in quel momento del cardiologo, anche l’ambulanza a disposizione del presidio è rimasta ferma con il solo autista a disposizione. I medici del reparto hanno cercato di fare il possibile per evitare il precipitare della situazione che di li a poco è diventata irreparabile. Episodio questo che ha fatto sobbalzare dalla sedia don Francesco Martino, responsabile della Pastorale Sanitaria Diocesana nonché cappellano ospedaliero.

    “E vogliamo parlare di ospedale di area disagiata senza che lo stesso ad oggi lo sia perché mancante di tutti i servizi che lo identifichino come tale” tuona don Francesco riferendosi al San Francesco Caracciolo. “Il 118 –riprende il sacerdote- non basta a presiedere l’area e non prevede un Pronto Soccorso di Area Disagiata ma un servizio di emergenza/urgenza assimilabile ad un punto di primo intervento che non è assolutamente adeguato. Infatti –sottolinea Martino- l’assenza del medico di Medicina e Chirurgia di accettazione ed urgenza, del Rianimatore-Anestesista e del Cardiologo ha forse determinato l’impossibilità di evitare questa cosiddetta ‘morte evitabile’. Anche perché –conclude don Francesco- il 118 con gli operatori e mezzi erano già impegnati in altro intervento fuori Agnone e ciò dimostra l’impossibilità di coprire il territorio alto molisano con i servizi alternativi ad un Pronto Soccorso”.

    Probabilmente neanche l’intervento del 118 di Trivento (distante non pochi chilometri da Agnone o anche la richiesta di un elisoccorso) avrebbe dato il tempo e l’opportunità alla donna di raggiungere un centro adeguato. A dimostrazione che nel San Francesco Caracciolo, assurdo ma vero, oggi ci vuole tanta fortuna per sopravvivere.

    di Vittorio Labanca 

     

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