AGNONE – Ore 7.20 di rientro dal turno di notte. Tra viaggio e lavoro sulla catena di montaggio dodici ore fuori casa. “E’ dura soprattutto in considerazione del viaggio” afferma Filippo Gigliozzi, operaio Sevel di Agnone. “Quest’inverno ci siamo giocati ferie, permessi causa le abbondanti nevicate che non ci hanno permesso di raggiungere la Val di Sangro” aggiunge con tanto di occhiali da sole che gli nascondono le occhiaie.
“Seppur tra mille sacrifici e problemi, ho deciso di rimanere a vivere in quest’area spesso abbandonata dalla classe politica alla quale vorrei chiedere che fine ha fatto il decantato sbocco sul Sangro. Un progetto che ci permetterebbe di raggiungere il posto di lavoro in poco più di venti minuti e al tempo stesso di rimanere a vivere nell’alto Molise senza doverci trasferire come molti dei miei coetanei hanno già fatto”.
Una domanda che dopo proclami e promesse raccontate sotto campagna elettorale da aspiranti politici provinciali e regionali, funzionari, ingegneri e tecnici che pensano solo ai loro interessi economici, rimarrà tale. Mentre le aree interne continueranno a spopolarsi.
(sul prossimo numero cartaceo l’Eco dedicherà un reportage sulle tute blu altomolisane che lavorano nelle fabbriche della Val di Sangro)