Oggi 3 maggio è la Giornata mondiale per la Libertà di Stampa. Un patrimonio vitale, quello dell’informazione, da difendere e tutelare per la salute della democrazia. “Una nuova stagione di violenze contro la stampa, in Italia, in Europa, nel mondo, sembra riaffacciarsi. – afferma il presidente Mattarella – ancora oggi aggressioni e intimidazioni minacciano il lavoro di quei cronisti che non si piegano alla logica di interessi e poteri illegali e della criminalità, recando così un contributo rilevante alla causa della democrazia. Occorre sostenere il loro lavoro perché difendono dall’aggressione la nostra vita sociale e la nostra libertà personale e familiare, attraverso l’informazione libera e corretta. Occorre proteggere le loro voci che rifiutano ogni sopraffazione. La libertà di informazione, come attesta la nostra Costituzione, è fondamento di democrazia”.
A Roma si terrà una cerimonia in memoria dei giornalisti uccisi a causa del loro lavoro e delle vittime innocenti di mafia. Si svolgerà in contemporanea con altre celebrazioni indette in collaborazione con l’Onu in tutto il mondo, la principale ad Accra in Ghana.
Sono almeno 29 i giornalisti e operatori dei media uccisi nel mondo dall’inizio del 2018 secondo un conteggio basato sui dati di Reporters sans frontières (Rsf). Prima che il duplice attentato di questa mattina in Afghanistan non appesantisse di almeno altri nove morti il bilancio, l’organismo parigino aveva infatti conteggiato almeno 14 giornalisti professionisti uccisi dall’inizio del 2018, a cui si aggiungevano 4 blogger (citizen journalists) e 2 collaboratori dei media.
Nel rapporto pubblicato la scorsa settimana sulla libertà di stampa nel mondo, l’Afghanistan viene piazzato al 118/o posto (su 180), anche a causa dell’Isis e dei talebani che “seminano terrore, creando dei reali ‘buchi neri dell’informazione'”. In una nota, il segretario generale di Rsf, dice di “conoscere l’impegno del governo afghano per la protezione dei giornalisti”. E però lo invita a “proseguire gli sforzi in materia di sicurezza e di formazione”.
L’Ong parigina riferisce inoltre di essersi rivolta alle Nazioni Unite affinché “invii un segnale forte alla comunità internazionale e ai protagonisti locali, nominando un rappresentante speciale per la protezione dei giornalisti”.
Nel 2017, i giornalisti uccisi nel mondo erano stati 65, in leggero calo rispetto ai 79 dell’anno precedente. Più in particolare, tra i reporter uccisi nel 2017 c’erano 50 professionisti, sette blogger e otto collaboratori. Lo scorso anno, la maglia nera del Paese più pericoloso è andata alla Siria, con 12 giornalisti uccisi recensiti, davanti al Messico (11), l’Afghanistan (9), l’Iraq (8) e le Filippine (4). In partenariato con l’Unesco, Rsf ha pubblicato una guida pratica multilingue per la sicurezza dei media che operano nelle zone a rischio. Il documento è disponibile gratuitamente on-line.