AGNONE – L’internamento di 148 persone di etnia Rom e Sinti nel campo di detenzione di “San Bernardino” avvenuta tra il 1940 e il 1943. Per non dimenticare l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale) ha promosso una giornata che si è svolta nella cittadina altomolisana.
Un giorno non a caso, quello del 16 maggio 1944, che riporta alla mente la rivolta degli zingari nel campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, quando si ribellarono ai nazisti pronti ad eliminarli nei forni crematori. Alla manifestazione presenti delegazioni Rom e Sinti provenienti da tutta Italia tra cui Fiorello Lebbiati, il nipote di Milka Goman che tra il ’40 e il ’43 fu detenuta a “San Bernardino” e a cui l’ex sindaco di Agnone, Gelsomino De Vita, anni fa, chiese pubblicamente scusa. Dall’ex stazione ferroviaria dismessa a San Bernardino, ripercorso il tragitto che nel ’40 condusse a piedi i Rom e Sinti nell’ex convento.
“Questa pagina di storia italiana che ha riguardato migliaia di Rom e Sinti mentre in Europa altra centinaia di migliaia venivano rinchiuse e trucidate nei lagher nazisti, è stata cancellata – le parole del professor Luigi Manconi, direttore dell’Unar -. Rievocarne la testimonianza è necessario perché penso che nel pregiudizio così aspro che si nutre nei confronti di Rom e Sinti ci sono tantissime motivazioni, ma al tempo stesso anche la non conoscenza di questa pagina e del tributo di sangue che queste persone hanno dato alla più grande tragedia del ‘900 in Europa. Conoscere la storia di Rom e Sinti – ha concluso l’ex senatore Pd – conoscere le loro sofferenze, può aiutare, almeno in parte, a superare le diffidenze e le ostilità nei loro confronti”.
Manconi nel suo discorso ha poi voluto espressamente ringraziare l’amministrazione comunale, il sindaco Lorenzo Marcovecchio, i Carabinieri e le Forze di polizia Municipale per l’accoglienza dimostrata. “Circostanza che, credetemi – ha concluso il martito della giornalista, Bianca Berlinguer – non avviene in altre parti”.
All’evento anche una scolaresca del liceo Scientifico “G. Paolo I” di Agnone, istituto che nel 2000-2001, grazie al coordinamento del professor Francesco Paolo Tanzj, fece riemergere, con documenti alla mano, la storia di Rom e Sinti internati a “San Bernardino”.
A riguardo questa mattina depositata una corona di fiori con il sindaco Lorenzo Marcovecchio che ha tenuto ha ribadire come la dicitura campo di concentramento sia errata. “La storia non si dimentica e questa giornata deve essere tramandata alle nuove generazioni in maniera corretta. San Bernardino non è stato un campo di concentramento, ma una struttura di detenzione come altre sparse in tutta Italia nel periodo della Seconda guerra mondiale. Siamo vicini alle comunità Rom e Sinti per il dolore e le atrocità provate in quegli anni e oggi vogliamo abbracciare i loro discendenti affinché tragedie del genere non si verifichino mai più”. A concludere la giornata un convegno tenuto a Palazzo San Francesco.