RICEVIAMO da Stefano Abrugia, istruttore di tiro e operatore in servizio nelle Forze dell’ordine, che recentemente ha tenuto un corso di difesa abitativa presso il campo di tiro “Auro d’Alba” di Schiavi di Abruzzo, e volentieri pubblichiamo:
Sono un Istruttore di Tiro delle Forze dell’Ordine, armaiolo, nonché agonista, di varie discipline di tiro. Vi scrivo per manifestare il mio disagio unito al mio disappunto in merito all’insegnamento del tiro operativo che si fa nei campi di tiro privati con corsi full immersion nei fine settimana.
Girando infatti per campi di tiro, sia per lavoro o per allenamento o per gare, mi capita spesso di imbattermi in molti cosiddetti “sceriffi della Domenica”. Questa è una specie di tiratori particolare.
Sono quelli che credono di esser diventati degli esperti Navy Seals solo dopo aver frequentato appena un corso di teorie generali sul tiro di un fine settimana. Sono quelli che ti si avvicinano consigliandoti tecniche di tiro operativo o da difesa talmente innovative che provengono direttamente dal mondo di E.T.. Sono quelli che durante la settimana lavorano come cuochi, elettricisti, dentisti, (con tutto il dovuto rispetto per queste professioni!) ma, che nulla hanno a che fare con l’avere un’arma al seguito e/o saperlo insegnare agli altri, saper intervenire, e che nel fine settimana si trasformano in Istruttori per associazioni sportive, campi privati o associazioni che trattano la difesa del cittadino.
Questi individui, a mio parere, “guastano” l’ambiente. Mi spiego. Se si parla di sport di tiro come il Tiro Dinamico, il Fias, l’Idpa o il Tiro a
segno UITS, senz’altro non ho nulla da obiettare. Anzi, si tratta di sport veri e propri ed è giusto che insegnino sportivi titolati di qualunque provenienza, perché di sport si tratta. Ma se si tratta di corsi di difesa o di tiro operativo (e i nostri campi ne sono pieni) mi si drizzano i capelli. Per insegnare tecniche di tiro da difesa a categorie come personale che deve girare armato per difendere se stessi o altri, bisogna prima di tutto conoscere l’argomento da insegnare in tutte le sue sfaccettature. Avete mai chiesto a questi istruttori qual è la loro provenienza e dove e come si sono formati? La mia impressione, sulla base di un ventennio di esperienze, è che molti di loro (ovviamente non tutti) si siano formati con i fascicoli a puntate sulle riviste o sul sentito dire. Mi spiego. Ripeto parlo di corsi di difesa o security o di tiro operativo. Se devo insegnare ad un gruppo di persone titolate una tecnica di tiro, la prima cosa che mi serve è averla provata sul campo e averla fatta mia. Cioè, in primo luogo io dovrò applicarla quotidianamente nel mio lavoro e saggiare tutte le sue sfaccettature o in parole povere: “insegno quelle tecniche perché faccio
quel lavoro”. Ma se mi chiamo Giuseppe e faccio il falegname come posso, nel fine settimana, trasformarmi in un istruttore di teste di cuoio o simil tale? Io mi occupo di antirapina e sono in servizio nella capitale e, come molti dei miei colleghi istruttori di tiro, insegno ai miei allievi/operatori le tecniche che poi applico su strada, modificandole all’occorrenza e non riportandole solo come le ho lette sui libri.
Non mi azzarderei mai a tirare un dente ad una persona o a fare un impianto elettrico se il mio mestiere fosse di tutt’altra natura rispetto a quello che mi viene richiesto. Eppure è pieno di questi “millantatori” nei campi di tiro d’Italia. E non sapete le volte che a me e a i miei conoscenti è capitato di incontrarli. Che poi tutto questo va a scapito anche della sicurezza che può essere trasmessa agli allievi, sotto tutte le forme (in quanto non professionisti nel settore), come mancanza di sicurezza nella trattazione delle armi, nella gestione di gruppi numerosi di persone, nella errata trasmissione di nozioni legislative/applicative del difendersi con un arma. Purtroppo è facile titolarsi istruttori di una fantomatica associazione di sicurezza, di tiro, di difesa, in Italia non esiste un albo o una forte associazione come lo IALEFI che ne regolamenta l’appartenenza a livello internazionale dopo aver presentato la ovvia certificazione. Infatti basta creare un’associazione sportiva o da difesa ed autonominarsi istruttore
della stessa. Il passo successivo è poi mettersi a rilasciare titoli a prezzi che sfiorano i 1000 euro. A questo punto vorrei farvi riflettere su una cosa. Il titolo da istruttore o diplomino, rilasciato da una associazione che abilita all’insegnamento (e parlo sempre di corsi di difesa o di tiro operativo), non ha nessuna valenza legale né professionale ed è valido solo e soltanto per quella associazione. Titoli rilasciati da enti governativi invece hanno valenza su tutto il territorio nazionale e internazionale.
Non fosse altro perché gli istruttori di tiro militari o di polizia hanno frequentato accademie i cui corsi durano dai 4 ai 6 mesi di solo tiro con applicazioni quotidiane e successivi aggiornamenti mensili fino alla pensione. Con questo non voglio promuovere nessun corso ne auto-proclamarmi un profeta del tiro, voglio solo far aprire gli occhi a quelle persone che si avvicinano ad un corso di difesa/operativo ribadendo il concetto, con queste poche righe, che non si impara a difendersi con un’arma con un istruttore a caso o con un corso a caso fatto da “Pinco Pallino” dell’associazione “difendiamo Ali Babà” in un fine settimana. Accertatevi sempre del lavoro o della provenienza che ha il VS istruttore.
Non pensate al diplomino che vi rilasceranno, ma soprattutto al professionista che vi insegnerà le tecniche per difendervi con le vostre armi. Un diplomino bello colorato e pieno di sigle straniere non è sinonimo per forza di corso di eccellenza nel settore. Se il vostro istruttore vi propone di insegnarvi tecniche di tiro da un veicolo in movimento, però durante la settimana lavora come astronauta, non farà altro che riportare cose che ha letto ma non applica nel quotidiano, e mi preoccuperei seriamente. Scegliete con cura il vostro istruttore fra quelli che fanno questo mestiere
quotidianamente, che abbiano provenienze militari o di Polizia perché è sinonimo di conoscenza degli argomenti, delle materie, del tipo di tiro da difesa che potremmo doverci trovare ad affrontare come cittadini o come operatori di sicurezza.
Scegliete istruttori ITALIANI perché conoscono le nostre leggi e il LIMITE DELL’USO LEGGITTIMO DELLE ARMI.
Porto un esempio a conferma di questa tesi. Per gli americani, ad esempio, difendersi sparando ad un ladro nel proprio giardino è lecito e consentito, non a caso i loro giardini spesso non hanno recinzioni, perché li la violazione di domicilio è sacra.
Se lo fate in Italia rischiate di difendervi poi da un’accusa di eccesso di legittima difesa o peggio ancora di omicidio. Questo perché in America il bene materiale può essere difeso a prezzo della vita del ladro, in Italia no! Anche se le cose stanno cambiando. In Italia, giustamente, si ha bisogno come non mai di dimostrare la proporzione fra offesa e difesa. Con queste poche righe voglio sottolineare che se fate un corso con un istruttore
straniero rischiate di ricevere delle nozioni, quanto meno legali, che potrebbero non servirvi a nulla. Spero che un albo degli Istruttori venga creato prima o poi in Italia e con regole ferree per l’ammissione, affinché vengano trasmesse nozioni cosi sensibili da personale specializzato.
Stefano Abrugia