AGNONE. Più di un centinaio le persone accorse alla presentazione del volume “La strage di Caiazzo”, scritto da Paolo Albano e Antimo Della Valle e presentato stamattina al Teatro Italo-Argentino.
Erano passati pochi minuti alle 10.30 quando ha avuto inizio il quinto appuntamento del “Sabato del villaggio” dove era presente Paolo Albano. Nel 1988, l’attuale procuratore isernino, lavorava a Santa Maria Capua Vetere dove, a seguito di una segnalazione proveniente dagli stati uniti, il magistrato dovette occuparsi di scoprire il movente dell’eccidio e, soprattutto, gli autori.
Così, dopo i saluti del primo cittadino, Michele Carosella, della dirigente scolastica dell’Isiss Giovanni Paolo I, Tonina Camperchioli, del professor Mazziotta e di alcuni alunni dello scientifico, è stato Nicola Mastronardi, moderatore della mattinata, a ricordare ai ragazzi l’importanza dei libri: «Ragazzi, oggi internet è una fonte inestimabile di nozioni. Se non usata superficialmente, la rete può farvi scoprire tanto però non avrà mai lo stesso potere di un buon libro. Quest’ultimo è figlio di un lavoro certosino. Lo scrittore deve cercare a fondo prima di mettersi a scrivere. È per questo che un libro dona ricchezza e per lo stesso motivo che vi invito a frequentare le biblioteche».
Sempre ai ragazzi si è rivolto Albano che, con tanto di diapositive, ha ripercorso la storia della strage di Caiazzo raccontandone i dettagli e concentrandosi anche sul lungo lavoro che, dopo venti anni di silenzio, ha portato al processo e dunque alle due condanne all’ergastolo. Il procuratore, commentando quanto fatto, ha spiegato: «In storia si citano sempre i numeri delle vittime. Tutto viene ridotto ai soli numeri. Io e Antimo Della Valle abbiamo voluto restituire la dignità alle vittime che avevano un nome» ha continuato l’ospite. «L’uomo è capace di scrivere bellissime opere come La Divina Commedia o Delitto e Castigo ma è anche capace di fare questo. Abbiamo lavorato per i giovani. È stato scritto per voi, per ricordare perché per tanti, troppi anni si è dimenticato. Si è voluto dimenticare e si è dovuto dimenticare. Sappiate, ragazzi, che non c’è futuro senza passato dunque per voi è fondamentale conoscere quello che è avvenuto soli 70 anni fa a pochi chilometri da qui».
Giovanni Giaccio