AGNONE – Un tuffo nel passato in un’oasi naturalistica che per un paese intero, per anni, ha rappresentato il mare della montagna. Erano le sponde del fiume Verrino e in particolare un luogo ribattezzato ‘Smeralda’ per quella bellezza che, probabilmente, riconduceva alle famose spiagge a Nord della Sardegna. Un luogo incantevole, creato dalla mano di Dio, dove nei mesi di luglio, agosto e fino a settembre veniva spontaneo recarsi. Metà anni ’70, pochi soldi, poche auto e soprattutto strade tortuose. Per raggiungere le prime località dell’Adriatico, San Salvo, Petacciato o Vasto, si impiegavano circa due ore (solo andata), e allora per sfuggire alla calura la cosa più semplice era quella di tuffarsi dalla briglia di Smeralda. Quasi un dipinto lo scenario, come testimoniano le foto in bianco e nero, venuto fuori dalle mani di un eccelso pittore.
Un posto preso da assalto da interi nuclei familiari e flotte di giovani che il più delle volte vi si recavano a piedi o stipati in sette otto nelle minuscole utilitarie dell’epoca. Ci si divertiva con poco, ma a Smeralda non mancava nulla. Sembrava di essere al mare. Acqua pulita, ombrelloni, partite a calcio, chitarra e i primi bikini. Il classico due pezzi delle ragazze che stuzzicavano la fantasia di adolescenti e vitelloni. La domenica per non parlare dei giorni di ferragosto, si registrava il sold out ed era quasi un’impresa ritagliarsi uno spazio dove poter prendere il sole. E allora più di qualcuno optava di starsene sulle grosse e levigate pietre in mezzo al Verrino. Altro che bagnasciuga!
Un litro di benzina costava cinquecento lire e nelle hit parade impazzavano “Ti Amo” di Umberto Tozzi, “I fell love” di Donna Summer, “Zodiac” di Roberta Kelly. Erano gli anni del torneo Interno organizzato allo stadio ‘Civitelle’ dalla Rra, capitanata da Enzo Nero, e stava per nascere la prima radio libera: Radio Rama. Andare a Smeralda in estate era come toccare il cielo con un dito. Relax, scherzi goliardici, cantate e spuntini fatti di soppressata e caciocavallo o pane e pomodoro, facevano dimenticare che a 120 chilometri di distanza esisteva il mare. L’icona di ‘Smeralda’ era tal Vincenzo Mazziotta, un fabbro che si lanciava dai sei metri della briglia con occhiali, sigaretta in bocca, calzini e mocassini.
“Uno spettacolo – ci racconta oggi Carlo Galasso, assiduo frequentatore delle sponde del Verrino a metà anni ’70 -. Aspettavamo tutti con ansia il tuffo di piedi di Mazziotta. L’estate per noi era Smeralda, il primo pomeriggio si scendeva giù al fiume e in serata l’appuntamento fisso era al campo sportivo con il torneo Interno. Tempi memorabili – riprende Galasso – fatti di genuinità, amicizia e lo stare insieme divertendosi con poco. Non sapete quanto darei per rivivere una giornata di quelle” dice ancora trattenendo l’emozione. Sembra ancora di rivederla quella fotografia. Un boschetto su una sponda, dove i veterani cucinavano l’arrosto la sera, sull’altra la popolare spiaggia grande come un campo da calcio, in mezzo il fiume e quella maestosa briglia.
In quelle acque, nel 1424, trovò refrigerio niente di meno che la focosa regina di Napoli, Giovanna II che, ad Agnone, a Palazzo Bonanni, venne a trascorrere alcuni giorni di riposo, invitata dall’allora potente signore e capitano di ventura d’Agnone, Giacomo Caldora. Il fatto è riportano da Antonio e Cristian Arduino nel libro “Agnone nella memoria” volume IV. Addirittura c’è chi come Michelino Delli Quadri, leader e voce del gruppo musicale i “The Pab”, parla di proprietà guaritrici derivanti da quella fanghiglia che al calore del sole si tramutava in sabbia.
“Avevo un grosso callo su un dito del piede dovuto alla mia attività da calciatore, ma nonostante pomate e impacchi non riuscivo a farlo scomparire. Solo dopo che lo immersi più volte in quel fango, come d’incanto guarì”. Prima di arrivare alla briglia di Smeralda un tuffo d’obbligo lo si faceva al Morgione, dove c’era un laghetto affollato dai più piccoli. Oltre ai bagnanti sulle sponde del Verrino era facile trovare numerosi pescatori. Ad inizi anni ’80 la Asl fece affiggere alcuni volantini dove fu vietava la balneazione per il tasso di inquinamento elevato.
“In tanti anni di bagni a Smeralda non ho mai contratto una infezione o malattia – rimarca Carlo Galasso -. Quella decisione ci sembrò molto, molto strana”. Poco dopo la maestosa briglia crollò e con essa i sogni di centinaia di giovani e famiglie che nei mesi estivi non vedevano l’ora di recarsi al mare degli agnonesi…
di Maurizio d’Ottavio