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  • Ambiente e biodiversità attrattori turistici, il sindaco di Opi: «Quello verde è il turismo che cresce più di tutti gli altri settori»

    Che l’ambiente e la biodiversità, compresa ovviamente la fauna selvatica, possano rappresentare un importante attrattore turistico per l’Alto Molise e Vastese è un dato ormai acclarato e consolidato, si tratta soltanto di comprendere su quale tipologia di turismo si voglia puntare. Di queste tematiche si è discusso nei giorni scorsi nel corso della lezione dedicata al turismo, nell’ambito dei corsi organizzati dalla Scuola dei piccoli Comuni di Castiglione Messer Marino. Attenta, in prima fila, a prendere appunti e carpire spunti di intervento, anche l’assessore comunale di Agnone, Enrica Sciullo.

    Ospiti e relatori della serata, la professoressa Lina Calandra, urbanista e docente all’Università degli Studi dell’Aquila, e Antonio Di Santo, sindaco di Opi, in provincia dell’Aquila, il paese all’interno del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, divenuto famoso per aver ospitato il set cinematografico del film di successo “Un mondo a parte”, con Antonio Albanese e Virginia Raffaele, per la regia di Riccardo Milani. Ad aprire il pomeriggio di studi e approfondimenti, dopo i saluti istituzionali della sindaca Silvana Di Palma, il direttore della Scuola dei piccoli Comuni, il professor Rossano Pazzagli dell’Università del Molise.

    «La nostra Scuola sta alimentando una crescente curiosità a livello nazionale, – ha esordito Pazzagli – grazie anche alla stampa locale che ci segue con attenzione. Recentemente ho registrato l’interesse ad una nuova collaborazione con la Società dei Territorialisti, solo per fare un esempio». Introducendo poi il focus della serata, il turismo e le aree interne appunto, Pazzagli ha fornito già qualche spunto di riflessione. «La formula turistica che va bene e funziona nelle grandi città d’arte non è applicabile e replicabile nelle cosiddette aree interne. Si tratta, infatti, di puntare su forme di turismo che riescano a combinarsi con la necessità di salvaguardare e tutelare la qualità della vita dei residenti, di chi vive nei piccoli Comuni tutto l’anno». Il professore Pazzagli ha messo in guardia rispetto al rischio della cosiddetta «turistificazione».

    Il concetto, spiegato direttamente dall’Accademia della Crusca, è questo: l’insieme delle trasformazioni architettoniche, urbanistiche, sociali ed economiche dovute al sovraffollamento turistico in una parte di una città, in una intera città e anche in un territorio più vasto. In sostanza quello che con un termine britannico, probabilmente più chiaro perché più usuale, è l’over tourism, ovvero il fenomeno che si verifica quando una località turistica è sovraccarica di visitatori, al punto da superare la capacità di gestione e di sopportazione della comunità locale e dell’ambiente.  

    «Per cosa saresti disposto a spendere il tuo tempo per il tuo paese?», è la domanda posta ad inizio di intervento dalla professoressa Lina Calandra, urbanista e docente dell’Università degli Studi dell’Aquila, che da anni studia la percezione della popolazione che vive nelle aree interne rispetto al turismo. La docente universitaria ha spiegato che qualsiasi idea di turismo, per un territorio specifico, deve partire dalla percezione degli stessi abitanti, che «custodiscono la conoscenza e la cultura locale di quell’area geografica». Formule turistiche replicabili in tutti i territori non funzionano e dunque ogni realtà deve puntare sugli attrattori che ha o che riesce a creare, ma sempre partendo dalla partecipazione dei residenti. Un altro aspetto sottolineato dalla professoressa Calandra è che il turismo ha bisogno di essere affiancato dai servizi, a partire da quelli basilari: sanitari e trasporti in primo luogo.

    La seconda parte dell’incontro, quella esperienziale, si è arricchita della testimonianza di Antonio Di Santo, sindaco di Opi, nell’Aquilano, cuore del Pnal. E proprio il Parco nazionale, lo ha spiegato chiaramente il primo cittadino di Opi, rappresenta un grosso attrattore turistico. E’ crescente a livelli esponenziali, infatti, soprattutto dopo la pandemia da Covid, la domanda di turismo ambientale, quello sul quale potrebbe puntare anche l’Alto Molise, grazie alle montagne e ai boschi che lo contraddistinguono. Temi attuali anche in Molise, quelli toccati dal sindaco Di Santo, vista la recente e osteggiata istituzione del Parco nazionale del Matese.

    «Il Pnalm è un forte elemento attrattivo, nel corso di tutto l’anno, in ogni stagione. – ha spiegato il sindaco abruzzese – Chiaramente la gestione dei flussi turistici deve essere commisurata alla necessaria tutela e conservazione della natura e dell’ambiente. Il Parco, per tutte le comunità locali, è sicuramente una risorsa, lo è stato fino ad oggi, e in questa ottica positiva bisogna vederlo, non come potenziale elemento critico che impedisce lo svolgimento di alcune particolari attività». «Il turismo legato alla natura e all’ambiente, alla biodiversità, è quello che cresce di più rispetto a tutti gli altri settori turistici. – ha aggiunto Di Santo – E tutta l’area del Pnalm, tutti i Comuni al suo interno, non perdono abitanti, piuttosto li sta riprendendo, grazie ai ritorni di seconda e terza generazione».

    L’ambiente e il turismo verde come strumenti per contrastare lo spopolamento, dunque, questo ha sottolineato il sindaco di Opi, il quale poi ha posto l’accento sulla necessità, al contempo, di «assicurare una vita dignitosa ai residenti nelle aree interne». «Servizi sanitari primari, servizi scolastici, quindi l’istruzione e trasporti, mobilità, viabilità, che sono poi i tre filoni di intervento della Snai. – ha aggiunto Di Santo, che poi in chiusura di intervento ha lanciato un monito ai suoi colleghi amministratori locali – L’obiettivo è quello di credere nello sviluppo delle aree interne del Paese».

    Francesco Bottone

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