Arci Caccia è scesa in campo con il proprio staff legale contro la decisione della Regione Abruzzo di modificare i criteri di assegnazione dei posti nei Comitati di Gestione degli ATC. Una decisione penalizzante, «tesa ad escludere dalla partecipazione la nostra associazione e non solo quella, per avvantaggiarne un’altra». Un atto assolutamente in rotta con gli ideali dell’Associazione che, come ha più volte affermato il Presidente Maffei, «lotterà fino alla fine per garantire il pluralismo e la partecipazione dei cacciatori, a livello Nazionale come nei territori». Per questo è stato depositato un ricorso di fronte al TAR dell’Abruzzo sul quale abbiamo fatto alcune domande al legale dell’Associazione Avv. Matteo Valente.
Avvocato, ci spieghi su cosa si basa il ricorso.
«La questione appare semplice, la Regione Abruzzo ha approvato una delibera tesa a modificare il criterio di assegnazione dei posti spettanti alle AAVV nei comitati di gestione degli ATC. Questa non solo è in contrasto con la legge regionale abruzzese sulla caccia, che fissa criteri diversi. Infatti, la legge prevede che i sei rappresentanti del mondo venatorio siano divisi tra le associazioni riconosciute a livello nazionale presenti sul territorio, purché superino 1/15 dei cacciatori presenti in provincia. Adesso, la modifica cambia le carte in tavola, assegnando la rappresentanza con il cosiddetto metodo d’hondt, un metodo di calcolo inapplicabile in questioni di questo tipo».
Quale sarebbe l’effetto di questa modifica?
«Sicuramente l’esclusione delle Associazioni più piccole con una metodologia sulla quale chiediamo che si esprima la Corte Costituzionale, visto che siamo certi dell’incostituzionalità dell’atto».
E quali sono le richieste da voi avanzate per conto dell’Associazione?
«In sede cautelare abbiamo chiesto che venga disposta la sospensione dei provvedimenti impugnati con il ricorso, con conseguente riesame del procedimento di designazione dei Comitati di Gestione degli Ambiti Territoriali di Caccia ivi indicati. Nel merito l’accoglimento del ricorso e l’annullamento dei provvedimenti impugnati, se del caso previa disapplicazione della disposizione normativa illegittima».