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  • Biodiverso Culturale: donne e cooperazione per rigenerare le aree interne

    «Biodiverso culturale 2024 ha segnato un passaggio rilevante nel nostro lavoro per Centro di (ri)generazione, il progetto che stiamo portando avanti con il Comune di Castel del Giudice, con il sindaco Lino Gentile, con la responsabile Rosita Levrieri, con il supporto amministrativo e con il gruppo di ricerca Bio Cult nel quadro della linea MiC Bando Borghi Linea A».

    E’ il commento della professoressa Letizia Bindi a margine della giornata di studi che ha avuto luogo a Castel del Giudice, alla quale hanno partecipato decine di esperti, docenti universitari, imprenditori, artisti, dottorandi, operatori culturali e altre professionalità che si occupano, a vario titolo, della rigenerazione territoriale delle aree interne dell’Appennino.

    «Le linee di riflessione si sono precisate e ispessite, – spiega l’antropologa Bindi – le contaminazioni si sono arricchite. È stata l’occasione per dare una prima restituzione del lavoro di scavo per immagini che stiamo portando avanti con (Ri)scatti di paese, il progetto di foto-elicitazione che ci aiuta a lavorare sulle memorie e le storie del paese e del territorio circostante. Abbiamo celebrato la prima edizione del contest fotografico Cantieri di (ri)generazione che ha non solo avuto un buon successo di candidature, ma ci ha proposto percorsi e variazioni sul tema inattese e stimolanti. Era esattamente quello che volevamo per ImmaginArti: la colonna visuale del nostro lavoro di e sulla (ri)gener-azione».

    Un fermento culturale che fa di Castel del Giudice un faro, una guida di buone pratiche e di visioni di rigenerazione territoriale per l’intero Paese. «Abbiamo precisato gli obiettivi e le tappe future che ci attendono: il lavoro sui ritorni, l’accompagnamento dei processi di sviluppo sostenibile e della neonata comunità energetica rinnovabile, la progettazione di incubatori d’impresa culturale e creativa e di nuove attività di sviluppo rurale sostenibile, i temi della sicurezza e del welfare olistico e la questione fondamentale della misurazione e valutazione profonda dell’efficacia delle azioni di rigenerazione a base culturale. – aggiunge Letizia Bindi – Partire con le narrazioni energetiche di Emilio Casalini e con una sala stracolma di studenti è stato un enzima per tutta la giornata è il lavoro a venire. Continuare aprendo la riflessione sul genere e le generazioni come punto radicale di partenza per ogni ragionamento possibile sulle aree interne e il ripopolamento ha voluto essere una scelta di campo significativa per indirizzare i lavori dell’intera giornata. E ora si prosegue».

    L’obiettivo di tutti gli attori in gioco è fare in modo che questo progetto pilota di rigenerazione sociale, economica e territoriale di Castel del Giudice possa essere non tanto esportato, quanto piuttosto esteso e adattato ad altre realtà contigue e non dell’Appennino, della grande area interna che corre lungo la dorsale della montagna di mezzo, quella abitata da millenni e che solo negli ultimi cinquanta anni è entrata in crisi demografica. La sfida, inoltre, per studiosi e operatori, è quella di pensare a come far camminare nel futuro, nel medio e lungo periodo dicono gli economisti, queste progettualità oggi possibili grazie ai cospicui fondi arrivati dal Bando Borghi.

    Una realtà momentanea “drogata” ed euforica, alla quale dovrà seguire necessariamente una fase di contrazione delle disponibilità economiche, che tuttavia non dovrà inficiare e vanificare quanto ideato e progettato. Perché, come insegnano gli accademici, i progetti terminano e finiscono, ma la visione resta e va avanti.

    Francesco Bottone

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