La segnalazione inviata ai Carabinieri forestali di Agnone ha avuto il suo effetto sperato. «Apprendo che il Comune di Rosello, dopo la mia richiesta di circa un mese fa, si è finalmente deciso a rimuovere le imbracature dall’abete bianco inizialmente destinato al Papa. Senza la mia diffida nulla sarebbe avvenuto». Lo dichiara il fotografo naturalista e giornalista pubblicista Dario Rapino, l’ambientalista che grazie alla potenza mediatica offerta dalla stampa e dai social ha sventato l’abbattimento di un abete secolare all’interno del bosco di Montecastelbarone, in agro di Agnone.
La vicenda è già nota, perché rimbalzata su tutti i giornali non solo italiani, ma anche esteri. Un abete da donare al Papa regnante, scelto e individuato da un sindaco del Chietino, che però si trova da qualche secolo, in tronco e radici, nel bosco di Agnone, quindi in Alto Molise. A motosega già accesa e fumante il testardo Rapino denuncia lo scoop georeferenziando la posizione dell’albero destinato a piazza San Pietro. Intervento dei Carabinieri forestali della stazione di Agnone, ma solo per prendere visione di quanto stava per accadere. Il sindaco di Rosello, Alessio Monaco, sente il collega di Agnone, Daniele Saia, e all’unisono arriva l’ordine di spegnere le motoseghe. Una saggia decisione in autotutela che ha fatto risparmiare ai due sindaci e ai due Comuni sicure rogne giudiziarie, visto che Rapino aveva già annunciato di voler presentare un esposto alla Procura competente.
Comunque, caso risolto, l’abete di Montecastelbarone non venne abbattuto e in piazza San Pietro andò un altro albero proveniente dall’Abruzzo. Però, perché c’è sempre un però quando si ha a che fare con le pubbliche amministrazioni, l’abete plurisecolare del bosco di Agnone è stato lasciato legato e imbrigliato da cavi di acciaio, quelli che ne avrebbero permesso l’espianto e il successivo trasporto tra le colonne del Bernini. E Rapino, che non ne lascia passare una al sindaco di Rosello, prender carta e penna, anzi accende il computer, e invia una lettera alla Forestale di Agnone, competente per territorio, chiedendo contestualmente al piccolo Comune di Rosello di rimuovere quei cavi metallici attorno al gigante verde. Passano le settimane senza che accada nulla di nuovo, poi una ditta specializzata viene incaricata e nei giorni scorsi avviene il secondo “miracolo”, dopo quello dello sventato abbattimento. Il personale incaricato ha disarmato e rimosso qualcosa come ottocento metri di cavi in acciaio e cordini, ripristinando, per quanto possibile, lo stato dei luoghi nel bosco di Montecastelbarone.