Una delegazione di allevatori aderenti a Confagricoltura, ha incontrato a Palazzo dell’Emiciclo il Presidente della Commissione Agricoltura Lorenzo Berardinetti, l’Assessore regionale all’Agricoltura Dino Pepe, il Presidente del Consiglio regionale Giuseppe Di Pangrazio, il Presidente della Commissione Territorio Pierpaolo Pietrucci e il Consigliere regionale del M5S Gianluca Ranieri. Gli allevatori hanno chiesto alla Regione di intervenire principalmente nella vicenda dei rimborsi dei danni causati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali, che hanno creato enormi difficoltà alle aziende del territorio.
«A oggi – hanno spiegato i rappresentanti del comparto – non vengono ancora interamente liquidati i danni dal 2010 al 2014».
Berardinetti e Pepe hanno proposto l’avvio di un percorso comune con le amministrazioni provinciali, al fine di verificare se esistono ancora dei residui nei capitoli di bilancio riservati agli indennizzi.
«Le risorse stanziate dalla Regione – ha aggiunto l’Assessore – si sono infatti rivelate insufficienti a far fronte a tutti i risarcimenti, in quanto i danni provocati dalla fauna selvatica sono stati più ingenti di quelli stimati in sede di bilanci di previsione. Per quest’anno, però, abbiamo aumentato l’importo degli indennizzi, passato da 500mila a 750mila euro. Il nostro obiettivo, però, non deve essere quello di far fronte alle richieste di risarcimento, quanto quello di prevenire i danni».
In quest’ottica Berardinetti ha sottolineato come «in Abruzzo, ben 3 Province su 4, ad eccezione di quella dell’Aquila, hanno già approvato i piani quinquennali di gestione della fauna selvatica, che costituiscono le premesse per un progetto complessivo di intervento. Novità, inoltre, sono contenute anche nel nuovo Psr, in cui sono inserite misure sia per la prevenzione, sia per l’attivazione della cosiddetta filiera del cinghiale. Tra le altre richieste avanzate dagli allevatori spicca quella su un regolamento unico regionale riguardante i pascoli, che venga redatto coinvolgendo nella stesura anche gli organismi direttivi delle aree protette, ognuno dei quali oggi disciplina la materia in modo autonomo.
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