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  • Dal bosco alla tavola, nasce la filiera selvatica: ad Agnone la presentazione del progetto Gal Alto Molise

    Trasformare un problema, l’eccessivo numero di cinghiali sul territorio dell’Alto Molise, in una opportunità di sviluppo e in una fonte di produzione di reddito. E’ il concetto alla base progetto “Molise selvaggina“, inerente l’attivazione di una filiera di carne selvatica, un progetto collettivo a cura del Gruppo di azione locale Alto Molise, che sarà presentato nel pomeriggio di oggi, a partire dalle ore 17, presso la sala del consiglio comunale di palazzo San Francesco ad Agnone.

    Si tratta di un progetto, quello dell’attivazione di una filiera a chilometro zero di carne selvatica, cofinanziato dal Piano di sviluppo rurale della Regione Molise 2014-2022, misura 19 “Sostegno allo sviluppo locale Leader”, e dal Gal Alto Molise appunto, nell’ambito delle ipotesi progettuali realizzate da “Ge.For.A”, la cooperativa agricola che si occupa di gestione forestale associata.

    La frollatura in pelle dei capi prelevati in selezione

    Il programma del pomeriggio di studi prevede, intorno alle ore 17, i saluti e le introduzioni da parte del sindaco di Agnone, Daniele Saia, e della presidente del Gal Alto Molise, Serena Di Nucci, unitamente a quelle istituzionali del vicepresidente della Regione Molise, Andrea Di Lucente, per poi passare al focus dell’evento, il progetto “Molise selvaggina”. Moderati dal direttore del Gal Alto Molise, Mario Di Lorenzo, sono previste le relazioni di Aldo Di Brita, tecnico faunistico e collaboratore del progetto, sul tema “Studi propedeutici sulla presenza della fauna selvatica nel territorio del GAL e sulla filiera delle carni“; di Addolorato Ruberto, responsabile della sede di Isernia dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale”, sul “Miglioramento della qualità e sicurezza del prodotto alimentare – Prerequisiti per l’immissione in commercio delle carni di selvaggina cacciata – Studio per la corretta organizzazione del processo per un maggior controllo sanitario delle carni“; e di Gaspar Rino Talucci, di GE.FOR.A. Soc. Agr. Coop., e Teodorico Cenci, dell’Ingrosso selvaggina Cenci, sul tema “Il Consorzio Molise Selvaggina“.

    L’impiego di munizioni atossiche è fondamentale

    L’obiettivo è dunque quello di implementare una vera e propria filiera di carne selvatica proveniente dalla selvaggina cacciata, un settore che in altre regioni d’Italia risulta trainante per il turismo enogastronomico collegato a quello venatorio. Lo sviluppo di una filiera delle carni di ungulati selvatici a vita libera, attraverso una specifica attività di formazione, per assicurarne le caratteristiche igienico-sanitarie e valorizzare il prodotto sino ad arrivare alla sua promozione sul territorio. Il cacciatore, ma quello di selezione bene inteso, riveste un ruolo fondamentale quale “produttore primario” di selvaggina, conferitogli a livello comunitario ai sensi del pacchetto igiene, il regolamento CE 852, 853 del 2004, e in questo ambito è evidente che la sostenibilità del prelievo venatorio è la premessa irrinunciabile del progetto stesso.

    L’attenzione è rivolta agli ungulati selvatici, cinghiali ma non solo, che negli ultimi decenni hanno registrato una forte crescita demografica ed una consistente espansione dei propri areali su tutto il territorio appenninico, determinando in alcune situazioni danni agroforestali e problemi sanitari. Il progetto si collega anche alla necessità di arginare tali criticità nel senso che un corretto prelievo di selvaggina può contribuire a trasformare un problema in una risorsa. 

    Le popolazioni di ungulati selvatici rappresentano infatti una risorsa rinnovabile per eccellenza, in grado di fornire cibo di altissima qualità, con intrinseche peculiarità nutrizionali, organolettiche ed a basso impatto ambientale.

    Tali prerogative, che rispondono ad esigenze sempre più impellenti per la società moderna, vanno adeguatamente valorizzate attraverso un rigoroso processo produttivo, a partire dalla realtà in campo che vede coinvolto in prima persona il mondo venatorio opportunamente formato. Le conclusioni del convegno saranno affidate a Nicola D’Alterio, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale dell’Abruzzo e del Molise “G. Caporale” e a Salvatore Micone, assessore all’Agricoltura della Regione Molise.

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