Un fuori programma emozionante ha illuminato la presentazione della nuova stagione teatrale 2025-2026 del teatro Italo Argentino. Tra gli applausi e l’entusiasmo del pubblico, è risuonata la voce di Eugenia Di Paola, nipote di Ruggero Di Paola, uno dei benefattori che agli inizi del Novecento contribuì in maniera determinante alla costruzione del teatro. Una storia che profuma di radici e di memoria, capace di unire idealmente due mondi – il Molise e l’Argentina – attraverso la passione per l’arte e per la propria terra d’origine.

Fu proprio Ruggero Di Paola, emigrato da bambino in Sud America, a finanziare con 11.000 lire – circa la metà dell’intero costo dell’opera – la realizzazione della struttura che ancora oggi rappresenta il cuore culturale di Agnone. Nel suo intervento, Eugenia ha voluto rendere omaggio alla città dei suoi avi, raccontando con emozione la storia familiare che lega il suo nome a quello dell’Italo Argentino. «Mi chiamo Eugenia Di Paola e vengo dall’Argentina, il Paese dove il mio bisnonno Ruggero emigrò (da Agnone, ndr) con suo padre nel 1880, quando aveva solo otto anni», ha esordito.
«Fin da bambino ha sempre amato il teatro. Nel 1911 tornò nella sua amata Agnone con la moglie e con mio nonno per l’inaugurazione del teatro, che contribuì a realizzare finanziando la metà dei costi». Una testimonianza semplice ma intensa, capace di toccare corde profonde nel pubblico presente in sala. «Lo scorso settembre – ha proseguito – sono venuta ad Agnone per la prima volta con mio marito e me ne sono innamorata subito: della città, della sua bellezza e soprattutto del calore della sua gente. È stata una gioia immensa poter visitare questo meraviglioso teatro, grazie alla gentilezza di Silvana (Di Toro, ndr) e Giacomo (Di Pasquo, ndr) che ci hanno accolti e ci hanno fatto vivere una visita davvero speciale. Spero con tutto il cuore di poter tornare presto ad Agnone per rivivere quella magia. Grazie di cuore».

Parole che hanno colpito e commosso il pubblico, restituendo al teatro un frammento prezioso della sua storia. Nel silenzio carico di emozione della sala ‘Paola Cerimele’, la voce di Eugenia ha fatto rivivere la memoria di un uomo che più di un secolo fa sognò e contribuì a costruire quel piccolo tempio della cultura che ancora oggi fa parlare di sé. Un fuori programma che si è trasformato in un inno all’appartenenza, al valore delle radici e alla forza di un legame che attraversa oceani e generazioni.