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  • Declassamento ospedale: torna la piazza, alto Molise e Vastese lanciano il guanto di sfida ai commissari (video e foto)

    L’alto Molise non molla e lancia il guanto di sfida ai commissari della Sanità regionale, autori del Pos 2025-2027, che vorrebbero riconvertire l’unico ospedale di area particolarmente disagiata del Molise in presidio di comunità. Una mattinata intensa, quella vissuta ieri ad Agnone, dove centinaia di persone si sono ritrovate in Piazza Unità d’Italia (un nome che non lascia spazio a interpretazioni) per ribadire e urlare un “no” secco all’ennesimo scippo ai danni dei territori montani.

    Aree periferiche dove il diritto alla salute sembra diventare un optional, o peggio una roulette russa, in cui i residenti sono costretti ad affidarsi alla dea bendata. Si tratta dell’unica struttura sanitaria all’interno della diocesi di Trivento, che abbraccia anche diversi comuni dell’alto Vastese e del Sangro, che Marco Bonamico e Ulisse Di Giacomo – ovvero lo Stato – vorrebbero azzerare per far posto a poco più di un ospizio con 20 posti letto, governati da infermieri e Oss (con tutto rispetto per entrambe le professioni).

    Nella piazza centrale di Agnone sono arrivati cittadini e primi cittadini da Schiavi di Abruzzo, Castiglione Messer Marino, Capracotta, Sant’Angelo del Pesco, Pescopennataro, Frosolone, Poggio Sannita, Belmonte del Sannio, Carovilli, Vastogirardi, Pietrabbondante e persino da Cerro al Volturno, per reclamare a gran voce un diritto sacrosanto sancito dalla Costituzione con l’articolo 32. Sono stati loro i promotori di un’iniziativa che inevitabilmente farà discutere e che, al tempo stesso, pianta il seme di una rivolta pacifica e civile.

    Una rivolta che intende far valere le ragioni di un’intera area a cavallo tra Molise e Abruzzo, che non vuole arrendersi a logiche fatte di freddi numeri ed economie troppo spesso penalizzanti per le zone interne. Innumerevoli gli striscioni e i cartelloni, tenuti da giovani e anziani, per rivendicare cure sanitarie dignitose e indispensabili che non possono, in alcun modo, essere barattate a Roma con finanziamenti destinati a ripianare debiti creati da una classe dirigente incapace di dare risposte ai territori.

    “No” al Pos che distrugge e alimenta lo spopolamento di borghi con secoli di storia. “Sì” a una sanità pubblica di qualità che consenta di continuare a vivere sulle montagne dell’Appennino centrale. Ancora una volta Agnone e i centri limitrofi dimostrano che con l’unione si possono raggiungere risultati importanti, nonostante isolamento, fuga di cervelli, mancanza di opportunità lavorative, viabilità da Terzo Mondo e mille altre difficoltà. Questa è la madre di tutte le battaglie, da vincere assolutamente se si vuole dare un futuro alle nuove generazioni. “Crederci e combattere con tutte le forze e in ogni sede” è lo slogan che accomuna i partecipanti. Il messaggio è chiaro e non ammette repliche da parte di burocrati il cui unico interesse sembra essere tagliare, ridimensionare e cancellare servizi che fino a poco tempo fa rappresentavano un’eccellenza.

    Agnone e l’alto Molise non mollano. Fino a quando avranno fiato, combatteranno. Chi pensa di avere di fronte un popolo rassegnato, o che vorrebbe indurlo a esserlo, si sbaglia di grosso. La battaglia è solo all’inizio. I commissari sono avvisati. Perché qui, tra queste montagne, non è in gioco solo un ospedale: è in gioco la dignità di un popolo che non accetta di essere cancellato.

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