SCHIAVI DI ABRUZZO – La banda larga si è fermata a Montazzoli e a Castiglione Messer Marino. Il resto dell’Alto Vastese, Schiavi, Castelguidone e via elencando, resta impantanato nella preistoria delle connessioni internet.
Il Piano Nazionale Banda Larga – in conformità agli orientamenti comunitari in materia di banda larga (2009/C 235/04) – definisce tre modalità di attuazione diverse a seconda della tipologia d’intervento da realizzare per implementare l’infrastruttura abilitante le reti a banda larga ad almeno 2Mbits:
• Tipologia A: realizzazione di infrastrutture di nuova generazione che restano nella titolarità pubblica, essendo accertata l’assenza di infrastrutture abilitanti di base nella rete di backhauling
• Tipologia B: avvio di un bando di gara rivolto agli operatori di telecomunicazioni per la realizzazione di progetti d’investimento per eliminare i deficit infrastrutturali nella rete di accesso (last mile inteso in senso esteso come l’insieme di apparati attivi e portanti)
• Tipologia C: fornire sostegno agli utenti per l’acquisto di particolari terminali di utente, in quelle aree molto marginali, solitamente montane, dove condizioni geomorfologiche particolarmente difficili e/o la bassissima densità di popolazione rendono gli investimenti infrastrutturali scarsamente sostenibili economicamente o non realizzabili entro il 31 dicembre 2015.
La tabella mostra come di fatto l’abbattimento del digital divide abbia subito una battuta d’arresto in tutto l’Abruzzo. Il problema principale è sempre economico. Molte zone dell’Alto Vastese, se non tutte, ricadono nella tipologia definita a “fallimento di mercato“. Pochissimi utenti, tra l’altro in zone difficilmente raggiungibili dalle reti per trasmissione dati ed ecco che nessun operatore si sognerebbe mai di investire, perché si tratterebbe di buttare soldi.
E qui entra in gioco il denaro pubblico, Infratel Italia per capirci, perché la banda larga è considerato un servizio al cittadino, alle imprese, al territorio e dunque deve essere esteso il più possibile al di là di mere considerazioni tra costi e ricavi. Tra l’altro è quello che chiede l’Europa.
Alle dinamiche economiche, poi, si sommano spesso quelle politiche.
Prendiamo due esempi: Montazzoli e Schiavi di Abruzzo. Entrambi i Comuni risultavano presenti nella tabella delle Aree raggiunte dalla fibra ottica realizzata mediante interventi Infratel nell’ambito del Piano Nazionale Banda Larga, ed entrambi erano considerati “a piano”, Montazzoli con soldi attinti dal Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale, Schiavi con fondi MISE (Delibere CIPE e Leggi Finanziarie). Questo nel luglio del 2012. Oggi, più di due anni dopo, a Montazzoli la banda larga è arrivata ed è funzionante, a Schiavi di Abruzzo no e non lo sarà ancora per molti mesi se non anni. Ci sarà stato qualche politico che ha premuto per Montazzoli sì e per Schiavi no? Forse o forse no, certo è che a Montazzoli si naviga veloci a Schiavi si va ancora con le zattere.
Anche a Schiavi i soldi pubblici sono arrivati e Infratel ha realizzato la rete in fibra ottica, ma gli operatori, Telecom prima di tutti, non sono interessati a fornire il servizio perché, appunto, si tratta di zone a fallimento di mercato. E gli operatori devono fare business.
In assenza di questo intervento degli operatori che dovrebbero investire soldi di tasca propria, Infratel inserirà i Comuni non ancora coperti nell’intervento da effettuarsi con contributi pubblici per l’attivazione del servizio, con intuibile dilatazione dei tempi. Questi benedetti fondi europei arriveranno? E quando?
La politica, a questo punto, dovrebbe giocare un ruolo nell’accelerare questo processo. Potrebbero, ad esempio, le amministrazioni locali o la stessa Regione, contribuire, cofinanziare un intervento che né Telecom né altri operatori faranno mai. Lo faranno? Il tempo passa e il divario digitale diventa sempre maggiore.
Francesco Bottone
effebottone@gmail.com