• Editoriale
  • Diritto alla salute

    Da anni tanti molisani hanno avuto sul territorio della regione Molise una presenza attiva per difendere diritti conquistati in anni di lotte e promuovere quelli mai realizzati.

    In Italia un welfare tra i migliori in Europa in certi settori, come la sanità e l’istruzione, si va ormai spegnendo sotto la spinta di un neoliberismo dilagante che sembra non avere più se non pochi oppositori coerenti e credibili.

    Lo Stato, garante secondo la Costituzione dei diritti fondamentali dei cittadini, sembra indirizzato ad una rinuncia a tale compito e deciso a percorrere la via della privatizzazione di molti servizi, a partire dalla scuola, già indirizzata dal governo Renzi verso l’aziendalizzazione, fino alla sanità dove è chiaro che anche diverse giunte regionali stanno già percorrendo la strada della cosiddetta integrazione tra pubblico e privato oggi attraverso la logica delle convenzioni e presto con quella dell’appannaggio dei servizi alle compagnie di assicurazione.

    Questo è semplicemente quanto sta accadendo ormai da tempo non solo ad opera di amministratori del cosiddetto centro-destra, ma anche per volontà di governi regionali che si definiscono di centro-sinistra e non si sa in ragione di che cosa, visto che continuano imperterriti su logiche di gestione del welfare tipiche, come dicevamo, di un capitalismo che al primo posto non mette le esigenze della persona, ma quelle del profitto.

    Lunedì 28 dicembre abbiamo seguito su un’emittente regionale quella che supponiamo avrebbe dovuto essere una conferenza stampa del presidente della giunta regionale del Molise sulla riorganizzazione della sanità e che, per non smentire un cliché abituale, si è trasformata in un monologo interrotto con cautela da giornalisti in studio, da un medico del Cardarelli sentito in precedenza e solo a tarda ora da qualche quesito online senza alcuna possibilità argomentativa.

    La salute è un bene fondamentale per i cittadini e dunque i servizi per tutelarla, per proteggerla e per recuperarla, quando manca, devono essere assicurati con responsabilità da chi li deve gestire a livello politico.

    Il presidente Frattura nella trasmissione citata ha detto che vuole confrontarsi con tutti, ma che è finito il tempo della programmazione per i servizi sanitari in regione e deve iniziare quella dei piani operativi presentati al tavolo tecnico a Roma.

    Il punto è che l’opinione pubblica tali piani operativi non li conosce perché non sono mai stati resi pubblici; dunque al momento dovrebbe far riferimento alle dichiarazioni tenute dallo stesso presidente che abbiamo ascoltato, ma che non ci sono parse per nulla convincenti sul piano dell’efficienza e su quello della chiarezza gestionale.

    La disponibilità dei molisani alla riorganizzazione dei servizi per il rientro dal deficit sanitario c’è, pur essendo consapevoli che le responsabilità della pessima gestione degli stessi non appartiene certo a loro, ma a decisioni errate tenute negli anni trascorsi da governi regionali irresponsabili.

    I cittadini in ogni caso hanno bisogno di un’accurata prevenzione delle malattie, di adeguate prestazioni per la diagnosi e la cura delle stesse e di una rete efficiente di assistenza e medicina territoriale.

    Tutto questo a nostro umile e modestissimo avviso dev’essere garantito da un servizio pubblico perché è il solo che può assicurare a tutti eguaglianza di trattamento al di là della disponibilità economica del singolo.

    Occorre quindi fare una mappatura seria delle esigenze della popolazione, attrezzare i nosocomi regionali pubblici di personale altamente specializzato ed assunto per via concorsuale, dotarli di tutti i reparti necessari, far nascere presidi territoriali di assistenza, assicurare la guardia medica a tutti i comuni, garantire riabilitazione ed assistenza medica domiciliare soprattutto a malati gravi e diversamente abili, assicurare l’integrazione con le strutture private solo per eventuali servizi di eccellenza non ancora presenti nei nosocomi pubblici.

    Questo in sintesi è quanto avevamo elaborato già in un documento dell’aprile 2012, anno dal quale si trascina in maniera stanca e debole un dibattito sulla sanità regionale che non riesce purtroppo ancora a vedere una sintesi.

    Ciò che crediamo nessuno possa accettare è il ventilato smantellamento della sanità pubblica a vantaggio di quella privata che in certi territori oggi c’è e domani potrebbe lasciare se non trova più le sue convenienze.

    Abbiamo già chiesto su tale questione che ci sia una presa di posizione chiara da parte delle forze politiche e sindacali, delle associazioni di categoria, dei sindaci e delle chiese diocesane.

    Speriamo che presto ciò si verifichi in nome della lealtà e del rispetto dei diritti dei cittadini.

    Per ciò che riguarda il confronto tra la politica e l’opinione pubblica siamo convinti della sua necessità, ma crediamo che la sede debba essere necessariamente diversa da quella di uno studio televisivo asfittico di presenze dalle  idee diversificate.

    di Umberto Berardo 

     

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