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  • Due amici morti, quell’incontro conviviale e la fede in Dio: il racconto di chi ha sconfitto il Covid

    Ha trascorso tre settimane su un letto del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale ‘Cardarelli’ di Campobasso. Ha combattuto come un leone contro il Covid e alla fine ha vinto la sua battaglia. Merito della forza di volontà, della famiglia, della grande fede in Dio, ma soprattutto del personale sanitario. Il 25 marzo scorso Bruno D’Agnillo, ex dipendente del Comune, ha festeggiato il suo compleanno a casa, in via monsignor Giannico da dove lunedì 1° marzo è salito a bordo di una ambulanza per una crisi respiratoria.

    Oggi Bruno, classe 1949, sorride alla vita e ringrazia tutti, il primario Renato Santopuoli che ogni santo giorno aggiornava la moglie e i figli sul suo stato di salute, ma soprattutto gli infermieri, gli Oss e anche il personale delle imprese di pulizie.  “Persone eccezionali, professionali, umane che hanno sempre avuto un parola di conforto: non mi stancherò mai ringraziarli”.

    Bruno D’Agnillo è tornato finalmente a casa

    Bruno, oggi come stai?

    “Nonostante debba recuperare ancora le forze, abbastanza bene. Essere tornati a casa è come rinascere di nuovo”.

    Cosa hai pensato la notte del 1° marzo quando ti hanno portato al ‘Cardarelli’ dove chi arriva spesso non ce la fa.

    “E’ stata dura. Per un momento ho pensato di non farcela malgrado la speranza e l’aiuto che riponevo in Dio”.

    Ventidue giorni di ricovero. Qual è stato il momento più difficile?

    “I giorni in cui mi hanno fatto indossare la maschera Cpap. Era fastidiosa e impossibile da gestire”.

    Malgrado tutto tramite cellullare hai sempre mantenuto un contatto con i tuoi familiari e amici.

    “Sì, ho sempre mantenuto contatto con i miei. La famiglia è stata la mia forza per vivere con dignità la malattia, ma anche il Gruppo di preghiera ‘San Pio’ di cui faccio parte mi è stato vicino. Non ho mai perso la fede e, anzi, in quei momenti si rinforzata”.

    Medici, infermieri e personale tutto del Cardarelli, li hai ringraziati più volte. Ma d’altronde svolgono il loro mestiere.

    “Credetemi sono i veri eroi di questa pandemia. Lavorano in condizioni non facili ma al tempo stesso non perdono mai di vista quelle che sono le esigenze del paziente malato di Covid. In un momento dove sei completamente solo e ti trovi a lottare contro un mostro terribile, questi angeli mi hanno preso per mano e condotto alla guarigione. Pensate, molti di loro sono a partita Iva e alcuni il 1° aprile perderanno il lavoro. Tutto ciò è semplicemente una vergogna”.

    Durante il tuo ricovero hai perso due amici (Pasquale Patriarca e Mimmo Di Nucci, ndr). Cosa si prova?

    “E’ stata una botta al cuore. Pensi e ripensi a tante cose, ai momenti belli trascorsi in loro compagnia e al fatto che il prossimo potresti essere tu. Poi però mi sono detto: devo rivedere i miei tre figli (Carmine, Angelo e Daniel), mia moglie (Silvana) e allora non molli e cerchi di reagire in tutte le maniere possibili”.

    Riguardo al prof Di Nucci sei stato l’ultima persona di Agnone a vederlo. Cosa racconterai ai figli e alla moglie appena avrai l’occasione di incontrarli.

    “Con il prof sono stato in contatto tramite messaggi però eravamo in due reparti diversi. Io ero al reparto 0, lui al 5. Fino a sabato 14 (marzo) ci siamo scambiati messaggi facendoci forza a vicenda, poi non mi ha risposto più. Mercoledì 17 ho saputo della sua dipartita. E’ stato terrificante”.

    Dove pensi di aver contratto il virus?

    “Non lo so. È potuto accadere in qualsiasi luogo. Il 18 febbraio essendo il Molise in zona gialla e quindi non essendoci nessun motivo che lo impedisse, ho perso parte ad un incontro conviviale per la presentazione del libro di Domenico Di Nucci al circolo culturale Padre Pio. Tutto è stato fatto in sicurezza. Nel locale, che solitamente può ospitare oltre 50 persone, eravamo in 21 e ben distanziati. All’indomani molti di noi sono risultati positivi, ma anche sette di quei partecipanti sono risultati negativi. Penso che il Covid era già presente tra noi”.

    In un letto di ospedale cosa ti è mancato di più?

    “Mi sono mancate le piccole cose che si fanno tutti i giorni: la passeggiata, la lettura del vostro giornale, l’incontro con gli amici per scambiare quattro chiacchiere”.

    Il regalo che desideri per Pasqua?

    “Per Pasqua il regalo più grande l’ho già ricevuto e non mi aspetto altro. Sia io che mia moglie adesso siamo negativi. Mia moglie sta già bene ed è tornata ad essere il carro armato di sempre. Io ho bisogno ancora un pò di tempo per tornare alla vita normale, ma ormai il peggio è alle spalle”.

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