Equipe itineranti di chirurghi e anestesisti per tenere aperte le sale operatorie in Molise.
E’ la proposta che arriva da Ulisse Di Giacomo, già direttore U.O. di Cardiologia con Unità Coronarica e Componente Commissione Sanità del Senato, in replica all’idea lanciata dal commissario Giustini di far ricorso a medici militari.
«La drammatica situazione in cui versa la Sanità in Molise richiede una valutazione attenta, competente e scevra da interessi di parte, se non si vuole correre il rischio di peggiorare ulteriormente le cose. E’ un ambito che presenta criticità in molte regioni italiane, ma in Molise ha raggiunto livelli di allarme sociale a causa del precedente tragico commissariamento affidato alla figura del governatore Frattura, che diede il meglio di se nell’agosto del 2014 quando risultò colpevolmente assente in Conferenza delle Regioni in occasione del voto sul Decreto Balduzzi, il documento che ridisegnava l’organizzazione sanitaria delle singole regioni. I risultati di questo commissariamento sono evidenziabili nei POS 2016 / 2018, che hanno previsto la chiusura dei PO di Venafro e Larino, il depotenziamento dei PO di Campobasso, Termoli e Isernia, la riduzione complessiva dei posti letto, l’integrazione Cardarelli – Cattolica (che non ha mai visto la luce…) e tante altre scelte di cui avremo tempo e modo di occuparci. Per rimediare a questa situazione il Governo ha inviato in Molise una nuova struttura commissariale guidata dal Generale Angelo Giustini, una persona competente, esperta e dotata di buon senso (qualità non sempre riscontrabili nei commissari), che si è trovato di fronte ad una emergenza nell’emergenza: la carenza di personale medico ( ma anche non medico) conseguenza del blocco del turn over imposto dal Piano di Rientro. E’ pur vero che il Parlamento sta approvando la conversione in legge del cd. Decreto Calabria, che prevede la possibilità per le regioni in Piano di Rientro di procedere alla assunzione di personale tramite concorsi, ma è anche vero che la legge non sarà operativa prima di 4/5 mesi e che l’instabilità politica di questi giorni potrebbe anche impedire la sua approvazione. Peraltro, affinché si possano effettuare nuove assunzioni a tempo indeterminato con l’attuale legislazione in materia di personale sarà necessario un tempo lunghissimo, mediamente un anno, senza considerare l’ulteriore esodo di personale che ci sarà per effetto della applicazione della “quota 100”. Anche i nuovi concorsi difficilmente riusciranno a risolvere in tempi brevi tutte le carenze di organico considerato pure che in tutta Italia mancano ormai i medici specialisti e molto spesso anche i concorsi per le specialità chirurgiche e di anestesia vanno deserti. E allora è necessario far fronte a questa emergenza con soluzioni straordinarie, così come ha ben compreso il Commissario Giustini. La prima idea è stata quella di contrattualizzare, a tempo determinato, i medici già in pensione. Personalmente la ritengo una soluzione ragionevole, adottata infatti anche dalla Regione Veneto. Ma dal momento che l’autonomia differenziata nel nostro Paese è già realtà, anche se non ancora legiferata, il potente Veneto ha potuto adottare questa soluzione e al povero Molise invece è stata negata l’opportunità di farlo. Allora Giustini, senza perdersi d’animo, si è rivolto al Ministero della Difesa chiedendo la disponibilità di medici militari. Una soluzione, questa, utilizzata nel passato in occasione di catastrofi o di emergenze sociali, che ai più resta difficile da capire e che si presta a valutazioni di vario tipo, ma che comunque potrebbe essere una soluzione temporanea. Dal momento che il Dr. Giustini ha richiamato tutti al coinvolgimento e a dare un contributo fattivo, ognuno per le sue competenze, nel mio piccolo mi permetto di dire come la penso. La drammatica carenza di personale medico, soprattutto nelle discipline chirurgiche ( Chirurgia generale, Ortopedia, Otorino, ecc.) richiede un nuovo modello organizzativo che vada oltre l’attuale visione del Presidio Ospedaliero e delle Unità Operative, e potrebbe sostanziarsi nelle “Equipe Itineranti“. Cioè gruppi composti da chirurghi di ciascuna disciplina e da anestetisti che in giorni diversi della settimana operano negli Ospedali di Campobasso, Termoli e Larino su casi programmati e ordinari, mantenendo in vita i posti letto e tutta l’assistenza sanitaria pre e post operatoria da parte del personale del nosocomio in questione. Le urgenze, invece, dovrebbero essere tutte trasferite presso il Cardarelli nel ruolo di HUB funzionante h 24. Sarebbe questo un modo per mantenere in attività presso i Presidi di Termoli e Isernia Unità Operative che corrono seriamente il rischio di essere soppresse. Si tratterebbe naturalmente di una soluzione a tempo, che avrebbe bisogno di uno studio di fattibilità che tenga conto dei carichi di lavoro, degli orari, delle turnazioni e altro ancora, ma che potrebbe risultare conveniente e funzionale anche a tempo illimitato. Essa, poi, richiederebbe la disponibilità dei medici a farsi carico di una nuova organizzazione del lavoro, ma conoscendo l’abnegazione e la lungimiranza dei colleghi molisani sono certo che darebbero il loro insostituibile contributo per la difesa della nostra sanità».