Non interesserà molto i lettori, ma vorrei ringraziare pubblicamente i colleghi molisani che sulla pagina facebook delCoordinamento giornalisti precari del Molise hanno non solo palesato la loro solidarietà rispetto alla mia costosa assoluzione per il reato di diffamazione a mezzo stampa, ma addirittura manifestato la disponibilità a contribuire anche con moneta sonante.
Colleghi precari come me, pronti a mettere le mani in tasca per aiutarmi a pagare le spese legali di un procedimento penale che mi ha visto vincere una opposizione contro un decreto penale di condanna della Procura di Vasto. Non sono un esperto di diritto penale, ma l’istituto del decreto penale di condanna lede, a mio avviso, il diritto alla difesa dell’imputato. Non ho saputo neanche di essere sotto indagine, non ho ricevuto alcun avviso di garanzia. Ho ricevuto solo la notifica del decreto penale di condanna. A cose fatte mi hanno informato che ero un diffamatore. Decisione presa non da un giudice, dopo un regolare processo, ma dalla Procura. L’assoluzione, tre anni dopo, ha ribaltato quella decisione. Ma lo scherzetto mi è costato i famosi 824 euro.
Una questione approdata anche sul sito OSSIGENO per l’informazione, l’osservatorio on line sui giornalisti minacciati, un portale promosso dalla Fnsi e dall’Ordine dei giornalisti.
Ringrazio i colleghi, ma ciò che vorrei sottolineare, tralasciando il danno economico per me che essendo disoccupato e senza reddito è ancora maggiore, è che si tratta di un vulnus, un attacco alla libertà di stampa e di espressione. Ho scritto il vero e di fatto ho dovuto pagare quell’articolo 824 euro. Non vi nascondo che la prossima volta ci penserò bene prima di scrivere un articolo analogo o non lo farò proprio. Ecco, credo che questa sia una intimidazione bella e buona a chi, come me, fa il giornalista senza un contratto, senza un editore che ti tuteli e magari paghi anche le spese legali per le ipotesi di diffamazione a mezzo stampa.
E’ questo il vero problema sul quale aprire una discussione magari. E ciò che è ancor più grave è il silenzio imbarazzato o disinteressato dell’Ordine dei giornalisti, inutile carrozzone corporativo al quale ciascun giornalista versa ogni anno una quota in denaro in cambio di nulla.
E per fortuna, come dice la collega Assunta Domeneghetti: “Poi però c’è la libera Associazione della stampa molisana (libera nel senso che, a differenza dell’Ordine, non ti ci devi iscrivere per forza) che va incontro ai suoi iscritti con il fondo antiquerele. O, come nel mio caso, comprando i libri per l’esame che poi resteranno a disposizione di tutti quelli che dovranno studiare”.
Il bene primario da tutelare è la libertà di espressione e di pensiero, che coincide con il diritto dei lettori ad essere informati. Se i giornalisti vengono minacciati continuamente da chi li trascina in tribunale per presunti casi di diffamazione, con richieste di risarcimenti anche milionari, e se quei giornalisti rispondono con le proprie tasche, è evidente che la libertà di stampa va a farsi benedire.
Manca solo che ci sbattano in carcere per un reato di opinione.