• Editoriale
  • Legge regionale, l’Alto Molise rischia di non eleggere neppure un consigliere

     

    Il Consiglio Regionale del Molise si è dotato di una legge elettorale, proprio sul finire della legislatura. Il sospetto, avanzato da più parti, è che il presidente Frattura e i suoi fedelissimi, in vertiginoso calo di consensi e popolarità, abbiano cercato di confezionare un abito “su misura” per garantirsi le migliori possibilità di vittoria e limitare i danni in vista delle prossime elezioni. Il malcostume tutto italiano di cambiare le regole del gioco, a maggioranza, proprio prima della nuova partita, autorizza ogni peggior supposizione.

    Le novità più importanti riguardano l’eliminazione del listino maggioritario, il famigerato “gratta e vinci” che ha permesso a personaggi improbabili l’accesso diretto in consiglio regionale senza aver misurato i propri consensi personali ma solo in virtù dello stare sul carro del vincitore; l’abolizione (una norma chiaramente salva-Frattura) del voto disgiunto, che permetteva a chi lo preferisse di votare per un consigliere candidato in una coalizione e per il presidente indicato da un’altra; l’introduzione di misure per favorire la presenza femminile nelle liste e tra gli eletti; norme che limitano la eleggibilità di membri di enti-subregionali e regolamentano i meccanismi di nomina e surroga degli assessori, di fatto aumentando la platea potenziale da 20 a 25 unità con i conseguenti aggravi di spesa (leggi stipendi ed indennità).

    Ma la novità più importante riguarda l’introduzione del collegio unico regionale. Mentre in passato le circoscrizioni erano due adesso ogni partito presenterà una lista unica per tutto il territorio regionale. Una misura che prefigura lo scenario delle macro-regioni e che vorrebbe superare una visione chiusa e campanilistica della rappresentanza  a favore della qualità dei candidati.

    Pia illusione, questa, in una regione piccolissima, è vero, ma fortemente squilibrata dal punto di vista demografico e territoriale. In una regione dove figure e personalità di altissimo valore e riconoscibilità a tutto tondo si contano sulle dita della mano, dove non esistono né una classe dirigente né organizzazioni politiche in grado di ragionare in termini generali ed il voto di opinione è una chimera prevarranno inevitabilmente le consuete logiche clientelari e localistiche a esclusivo favore dei centri più popolosi (leggi Campobasso e, solo in parte, il Basso Molise).

    Cosa cambia, nei fatti per il nostro territorio?

    Di fatto, visto il basso numero di votanti, sarà molto difficile per un candidato espressione delle zone interne accedere a Palazzo D’Aimmo  ed il rischio che intere aree già pesantemente svantaggiate sotto ogni punto di vista perdano completamente rappresentanza e diritto di tribuna è molto concreto. I tempi d’oro in cui l’Alto Molise era rappresentato da tre o quattro consiglieri regionali sono lontani. Quelli dell’onorevole  e del senatore addirittura preistoria. L’obiezione, un po’ qualunquista, di chi ritiene che in fin dei conti tutto ciò poco importa perché chi ci ha rappresentato ha comunque fatto poco o male, ci sembra smentita da quanto accaduto in questi ultimissimi anni in cui, a parte qualche passerella elettorale, il territorio è stato di fatto completamente dimenticato e l’assenza di un consigliere regionale ha pesato eccome.  Ha pesato sui servizi, sulla sanità, sulla scuola, sui trasporti, sulla viabilità, sul sostegno all’economia. Ha pesato sulla coesione sociale e per la mancanza di punti di riferimento istituzionali. Ricordo, anche per esperienza personale, come in diversi momenti gli eletti alto-molisani alla Regione e alla Provincia abbiano saputo fare squadra tra loro a prescindere dalle appartenenze politiche. Quei tempi non torneranno e chi dall’Alto Molise troverà il coraggio o l’incoscienza di candidarsi lo farà per due possibili e opposti motivi: o per una fortissima passione politica associata ad una forte dose di incoscienza oppure, agli antipodi, per la ricerca di benefici personali da esigere in caso di vittoria in cambio del pugno di voti racimolato a favore di un presidente che troverà il modo di sdebitarsi con i fedelissimi e di ricordarsi delle zone interne solo in occasione di qualche manifestazione folcloristica, che sia la Ndocciata o la Pezzata o la sagra del tartufo poco importa.

    di Italo Marinelli 

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