Venerdì 10 febbraio 2016 è stato un giorno bello, radioso e luminoso, nell’ultimo giorno in cui ricopro l’incarico di Direttore della Pastorale della Salute della Diocesi di Trivento: l’occasione bellissima è stata data dal Convegno Nazionale dell’Ufficio Pastorale della Salute per il XXV° Anniversario della Giornata Mondiale del Malato e il XX° Anniversario dell’Ufficio Nazionale, promosso per ringraziare il Signore di questi 25 anni bellissimi ed appassionanti, in cui la Chiesa si è dotata di un organismo apposito per evangelizzare, umanizzare, promuovere la sanità rispettosa dell’uomo in Italia, oggi presente in quasi tutte le Diocesi, come espressione anche della Testimonianza della Carità verso i poveri, i deboli e fragili. Un cammino che io da diacono impegnato in Ospedale ho visto nascere, a cui ho partecipato attivamente, e di cui ho fatto anche parte come Segretario Verbalizzante della Consulta Nazionale CEI negli anni di Don Andrea Manto, quindi come delegato Regionale per la Pastorale della Salute di Abruzzo/Molise, e come Consultore dell’Ufficio Nazionale relativo. E allora mi è parso quasi giusto concludere il mio impegno pastorale in questo settore così avvincente, appassionante e che mi ha fatto conoscere tutta la realtà della sanità in Italia con questo ultimo atto, prima di lasciare anche l’incarico diocesano, perché la malattia dell’insufficienza renale non mi consente di continuare più. E’ stato bello sentire, dopo 25 anni, le parole del Santo Padre che continuava ad incoraggiarci e a dirci: “Ringraziamo il Signore per il cammino compiuto in questo tempo, per quanto è stato fatto a beneficio di una cura integrale dei malati e per la generosità di tanti uomini e donne che hanno accolto l’invito di Gesù a visitarlo nella persona degli infermi (cfr Mt 25,36). Sono stati anni segnati da forti cambiamenti sociali e culturali, e oggi possiamo constatare una situazione con luci e ombre…Lodiamo il Signore anche per tanti operatori sanitari che con scienza e coscienza vivono il loro lavoro come una missione, ministri della vita e partecipi dell’amore effusivo di Dio creatore; le loro mani toccano ogni giorno la carne sofferente di Cristo, e questo è un grande onore e una grave responsabilità. Così pure ci rallegriamo per la presenza di numerosi volontari che, con generosità e competenza, si adoperano per alleviare e umanizzare le lunghe e difficili giornate di tanti malati e anziani soli, soprattutto poveri e indigenti. E qui mi fermo per ringraziare della testimonianza del volontariato in Italia. Per me è stata una sorpresa. Mai avrei pensato di trovare una cosa così! Ci sono tanti volontari che lavorano in questo ambito, convinti. E questo è opera dei parroci, dei grandi parroci italiani, che hanno saputo lottare in questo campo. Per me è una sorpresa e ringrazio Dio per questo…Insieme con le luci, però, vi sono alcune ombre che rischiano di aggravare l’esperienza dei nostri fratelli e sorelle ammalati. Se c’è un settore in cui la cultura dello scarto fa vedere con evidenza le sue dolorose conseguenze è proprio quello sanitario. Quando la persona malata non viene messa al centro e considerata nella sua dignità, si ingenerano atteggiamenti che possono portare addirittura a speculare sulle disgrazie altrui. E questo è molto grave! Occorre essere vigilanti, soprattutto quando i pazienti sono anziani con una salute fortemente compromessa, se sono affetti da patologie gravi e onerose per la loro cura o sono particolarmente difficili,come i malati psichiatrici. Il modello aziendale in ambito sanitario, se adottato in modo indiscriminato, invece di ottimizzare le risorse disponibili rischia di produrre scarti umani. Ottimizzare le risorse significa utilizzarle in modo etico e solidale e non penalizzare i più fragili”.
Queste parole, molto chiare, da parte di Papa Francesco, sono una risposta a quanti in tutte le aree periferiche e disagiate del nostro paese stanno promuovendo a livello regionale una sanità che emargina i poveri e i deboli, chiude i servizi ospedalieri con il miraggio di servizi nuovi che molto spesso sono inganni fantasiosi, e schiaccia proprio i poveri e i deboli, rendendoli scarti umani. Queste parole mi hanno sollevato, e confortato nel mio impegno di questi 25 anni, perchè mi hanno fatto capire di non aver sbagliato strada. Ancora oggi, questa sera, tornato da Roma, sul giornale presente presso il bar del nostro ospedale, ho potuto leggere sotto la mia foto in un articolo sulla sanità di confine, chiaramente scritto a penna da un operatore sanitario, la parola “basta!!” con due punti esclamativi. Stasera, ritornato a casa, ho sorriso, perché è giunto veramente il tempo di dire “Basta!”. Sono contento di questi 25 anni, e di lasciare oggi, con coscienza limpida, questo incarico Pastorale. E’ tempo di rinnovamento e di ricambio, perché occorre un nuovo inizio. Ed è stata una gioia grandissima non solo poter salutare oggi Papa Francesco, ma poterci parlare con calma almeno un minimo, per lasciare l’ultima mia consegna: “Santità, per favore: le chiedo di benedire l’Ospedale Caracciolo di Agnone, il personale, i malati e soprattutto i miei compagni in dialisi: viviamo tempi difficili, siamo in area disagiata ma ci stanno cancellando i servizi appena i sanitari vanno in pensione e non rimpiazzandoli, programmando riorganizzazioni che mai partono… così la povera gente è costretta a sacrifici ogni giorno tremendi e si sente sola e abbandonata, senza speranza…la prego, Santità, si ricordi di noi!”. In un breve momento mi ha stretto il braccio, colpito, e mi ha detto: “Vi tengo presente nella mia preghiera”. E questo mi è bastato. Essere presenti nella preghiera del Papa per me è una grande cosa, perché, dove l’uomo non vuole arrivare e non essere giusto, allora ci pensi l’intervento e la giustizia di Dio. I miei ultimi atti saranno scrivere a S.E. il Cardinale Francesco Montenegro, presente all’udienza, perché la Commissione Episcopale Carità e Salute trovi il tempo per discutere della Sanità delle Aree Disagiate, come proposto dal CISADEP, dopo aver interessato S.E. Mons. Vincenzo Orofino, Vescovo di Tursi/Lagonegro, facente parte della stessa commissione, e celebrare bene l’11 febbraio in Ospedale, XXV° Giornata Mondiale del Malato, che quest’anno ci riporta al Santuario della Madonna di Lourdes, perché “Grandi cose ha fatto l’Onnipotente!” nel camino della Pastorale della Salute in Italia e in questa Diocesi!.
Don Francesco Martino