Decine di fiaccole votive sono state accese e deposte, nella serata di ieri, da un gruppo di cittadini di Celenza sul Trigno, sul letto del Trigno ormai arido. Solo pietre, nemmeno un goccio d’acqua e dunque la provocazione dei cittadini, molti volontari della Protezione civile del posto, con la deposizione dei lumini a simboleggiare appunto il funerale del fiume Trigno.
Un fiume, tra Abruzzo e Molise, che è anche identitario, perché dà il nome alla fondovalle e allo stesso centro abitato di Celenza, che «ora probabilmente dovrà anche cambiare nome, perché il Trigno non c’è più» commentano amareggiati i manifestanti.
«Da una settimana neppure una goccia d’acqua viene lasciata sfuggire dallo sbarramento del fiume creato a San Giovanni Lipioni. – dichiarano alla stampa locale i cittadini che hanno inscenato questa singolare forma di protesta – A monte il fiume segue il corso regolare, pur impoverito dalla siccità, ma trova poi potenti pompe che trasportano l’acqua verso il litorale. Cinque chilometri di fiume scomparsi. Per favore, qualcuno ci spieghi questa indecenza».
Il riferimento è alle captazioni che pare servano per scopi irrigui o per il complesso industriale di Vasto-San Salvo. «Chi dispone queste captazioni? Con quale autorità? Sulla base di quali studi sull’impatto ambientale?». Queste le domande, legittime e pertinenti, dei manifestanti, che hanno anche denunciato quanto accade ai Carabinieri Forestali.