Era il 1990 quando l’ingegnere Vito Alfonso Gamberale, oggi manager di fama internazionale, si candidò alle comunali di Agnone con il Psi. In una storica convention elettorale all’Hotel Sammartino, presentò un progetto innovativo per la riqualificazione dell’immobile nel rione di Sant’Antonio. Per la prima volta, il dibattito politico locale venne arricchito dall’uso di immagini e multimedialità, un’impronta moderna e visionaria che si inseriva nel solco della modernizzazione craxiana. L’obiettivo era quello di ridare vita a un’area strategica della città, un intento ambizioso che, tuttavia, si sarebbe scontrato con decenni di ostacoli burocratici e polemiche.
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Oggi, a distanza di 35 anni, quell’incompiuto che rappresentava un’autentica vergogna urbanistica dinanzi alla monumentale chiesa di Sant’Antonio Abate ha finalmente trovato una soluzione. Grazie all’impegno congiunto dell’Istituto Autonomo Case Popolari (Iacp) di Isernia e dell’amministrazione comunale, si è potuto sanare un’area che per oltre un trentennio ha generato malumori e critiche da parte dei cittadini.
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I lavori, finanziati con un investimento di circa un milione di euro, sono stati affidati alla ditta ‘Fratelli Di Menna e Figli’ e realizzati in subappalto dall’impresa ‘Del Papa srl’ per la parte strutturale. Gli impianti e le finiture invece assegnati ad artigiani del posto, favorendo così anche il tessuto economico locale. In tutto cinque gli appartamenti, tre al primo piano e due al secondo, di diversa metratura. La progettazione e la direzione dei lavori sono state coordinate dall’ingegnere Francesco Di Pasquo, il quale segue la vicenda dell’edificio Iacp di via Cavour fin dal 2016, avendo già ricoperto il ruolo di responsabile dei lavori e coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione per altri interventi di manutenzione straordinaria nell’area denominata “Bacino 3”.
Soddisfatto il sindaco di Agnone, Daniele Saia, che ha voluto sottolineare l’importanza del risultato raggiunto: “Ecco il nuovo volto dell’immobile sito in via Cavour, di proprietà dell’Iacp. Il recupero dello stabile era una priorità della nostra amministrazione: abbiamo voluto valorizzare uno degli scorci più caratteristici del rione di Sant’Antonio. I lavori esterni sono terminati, quelli interni saranno ultimati nei prossimi mesi. Con questa opera poniamo fine a uno scempio edilizio che ha per anni deturpato la vivacità artistica della zona. Ma soprattutto ci avviciniamo a una prima soluzione per il problema dell’emergenza abitativa.”
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Il primo cittadino ha poi ringraziato il commissario dello Iacp, Mike Matticoli, i tecnici, la ditta appaltatrice e la subappaltatrice per il lavoro svolto con dedizione e professionalità. Con il completamento di questo progetto, Agnone chiude un capitolo lungo e travagliato della sua storia urbanistica. Quella che un tempo era una ferita aperta nel cuore del rione di Sant’Antonio si trasforma oggi in un simbolo di riscatto e rinascita per l’intera comunità.
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Quando nello stabile venne ritrovato il teschio di un neonato – Una storia di lungaggini burocratiche, rinvii, ricorsi, cambi di ditte e biblici ritardi che tra le altre cose, nel settembre del 2018, durante una fase di ristrutturazione, videro una scoperta agghiacciante: il teschio di un neonato nascosto in una nicchia di pietra di un locale seminterrato. Il ritrovamento, datato 4 settembre di sette anni fa, attivò immediatamente le forze dell’ordine. I carabinieri, giunti sul posto, sequestrarono i resti e avviarono un’indagine su disposizione della magistratura. Il teschio, in avanzato stato di decomposizione, apparteneva a un neonato la cui morte risaliva a più di dieci anni prima del ritrovamento, secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti. Un mistero inquietante che si aggiunse alla storia dell’edificio, rimasto abbandonato per oltre tre decenni prima del definitivo intervento di ristrutturazione portato a termine in questi giorni.