Una «mazzata» dopo l’altra per la piccola comunità di Pietrabbondante: dopo l’esclusione, in zona Cesarini, dal “Bando Borghi”, con la relativa perdita del finanziamento da venti milioni di euro, ora la «deportazione» di tutto il patrimonio archeologico del posto a Isernia, una spoliazione vera e propria. La denuncia pubblica arriva da Franco Valente, noto architetto originario di Capracotta, impegnato in una donchisciottesca battaglia contro la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Molise.
«Il Museo archeologico doveva essere aperto per Natale. – spiega il vulcanico Valente – Me lo aveva personalmente assicurato due anni fa il sindaco di Pietrabbondante, Antonio Di Pasquo, alla presenza del direttore Ventura. Il museo, che è una voragine erariale senza fondo, non verrà mai aperto perché tecnicamente è impossibile sistemarvi i reperti. La Corte dei Conti evidentemente non ha alcuna competenza ad accertare il danno immenso che sta provocando questo inutile mostro di cristallo. Mi meraviglio, peraltro, che dal cantiere siano scomparsi anche i cartelli previsti dalla norme in materia di opere pubbliche. Eppure siamo a meno di dieci metri dalla caserma di Carabinieri di Pietrabbondante. Probabilmente neanche i Carabinieri si sono accorti della sparizione».
Una sparizione, quella dei cartelli del cantiere, che fa il paio con la più preoccupante scomparsa dei tanti e importanti reperti archeologici rinvenuti in agro di Pietrabbondante nel corso del tempo.
«Questa è la seconda mazzata per l’amministrazione comunale di Pietrabbondante, – argomenta l’architetto – dopo l’intricata vicenda della revoca del finanziamento di venti milioni di euro per il borgo antico. La mazzata più pesante è stata data quando da Pietrabbondante è stato deportato, all’insaputa degli amministratori comunali, tutto il patrimonio archeologico degli ultimi 150 anni di scavi archeologici. A Pietrabbondante oggi non c’è più nemmeno un reperto. Tutto è stato trasferito nel Museo Archeologico di Santa Maria delle Monache a Isernia. Una “deportazione archeologica” – chiude Valente – che è costata varie centinaia di migliaia di euro. Isernia ringrazia e la Giunta regionale che ha finanziato il museo di Pietrabbondante tace. Questo è il Molise che non ci piace».