• In evidenza
  • Nuovo palasport né carne né pesce, ripensare all’idea progettuale

    La realizzazione del nuovo palasport in viale Europa pronto a nascere dalle ceneri di quello vecchio, ormai decrepito, solleva più di qualche domanda in merito a costi, progettazione e utilità. Da un punto di vista la struttura appare sovradimensionata per un uso locale, mentre diventa insufficiente se si pensa destinata a grandi eventi. Il nuovo impianto avrà costi di gestione superiori a quelli attuali e quindi insostenibili per il Comune.  

    A questo punto la domanda sorge spontanea: ha senso costruire una struttura ‘tradizionale’ in una cittadina in pieno calo demografico e con un forte invecchiamento della popolazione per qualche partita di pallavolo o un paio di feste studentesche all’anno? Contrariamente la soluzione potrebbe essere quella di immaginare qualcosa di diverso: ovvero un’arena multifunzione, perché no gestita da privati, con acustica studiata, utilizzabile per i ritiri di società di basket, futsal, pallamano, pallavolo militanti in categorie professionistiche (serie A1), convegni, concerti con una capienza di almeno di 2mila posti compreso il parterre (il nuovo progetto prevede una capienza inferiore a mille posti).

    A pochi chilometri di distanza da Agnone, a Roccaraso (Aq), c’è un modello esemplare di quanto esposto. In concreto non si tratta di andare su Marte, bensì rivalutare attentamente quello che si sta per fare. Nell’arco di poco tempo, infatti, Agnone potrebbe diventare, ad esempio, la città delle prove dei tour di grandi artisti nazionali ed internazionali. In che modo? Presto detto. Si ospitano gratis per circa una settimana una trentina di persone e la produzione, che in genere, restituisce la cortesia con il primo concerto (data zero) a prezzo agevolato o a percentuale. Inutile dire che il tutto sarebbe un grande investimento in termini di promozione del territorio e una boccata d’ossigeno per le strutture ricettive presenti in zona come ristoranti, alberghi, B&B, ma anche bar, negozi. Basterebbe un solo evento per ricavare poi i 30-40 mila euro necessari alla gestione annuale dell’immobile.

    Oggi invece la progettazione del nuovo palazzetto sembra essere né carne e né pesce e non rispondente ad una logica di sviluppo e di progetto di territorio. In questa ottica va ricordato come le opere pubbliche sono parte integrante della visione amministrativa di chi governa un ente pubblico chiamato a fare e dare il massimo quando in ballo ci sono soldi della collettività. Sarà in grado l’amministrazione di ripensare ad un’opera che potenzialmente può assicurare un ritorno in termini di immagine ed economici? Detta alla Giobbe Covatta: basta poco che ce vò, ma fondamentale sarà dimostrare volontà e soprattutto una visione lungimirante. Diversamente si continuerà a ragionare ed agire con vecchi schemi del tutto anacronistici alle esigenze attuali. A buon intenditor…

    Pio Savelli

    Sostieni la stampa libera, anche con 1 euro.

    Lascia un commento