Per quanto concerne le strutture ospedaliere di Larino e Venafro, Oreste Florenzano ha detto che il Piano operativo emergenziale li include pienamente nelle misure assistenziali. Questi ospedali però sono strutture di comunità e hanno quindi una presenza più infermieristica che medica, oltre a non essere dotati di terapia intensiva. A Larino, infatti, dai sopralluoghi tecnici effettuati, risulta che le apparecchiature che un tempo venivano impiegate per la rianimazione sono inutilizzabili perché incomplete per quel che occorre ad una terapia intensiva nell’ambito delle attuali prescrizioni. Per Venafro la situazione è simile. Ne consegue che allo stato non è ipotizzabile pensare di realizzare in quelle strutture due spoke Covid per la mancanza di posti di terapia intensiva, indispensabili ad alcuni malati di quel virus. Condizioni tecnico-scientifiche, invece, garantite negli stabilimenti sanitari di Campobasso, con l’Hub Covid, di Termoli e di Isernia, oltre che in altre strutture private presenti nel territorio regionale. Larino e Venafro al contrario, ha detto ancora il direttore Asrem, sono utilissime per ospitare pazienti che hanno bisogno di cure con livelli assistenziali meno complessi. Utilizzo che è già in atto, a cominciare dalla gestione del caso di Termoli: sono stati spostati in queste strutture, e anche in quella di Agnone, pazienti del San Timoteo per procedere alla sua sanificazione e quindi successiva riapertura. Ove se ne riscontrerà in futuro la necessità tale utilizzo sarà implementato.
Ospedale di Agnone, l’Asrem: ospiterà pazienti con livelli assistenziali meno complessi
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