AGNONE. Nel febbraio del 2011, Amedeo Chiantese era assessore nella giunta di Gelsomino De Vita a Palazzo San Francesco. Insieme ad altri quattro consiglieri di maggioranza (Armando Li Quadri, Roberto Amicone, Giovanni Labbate e Nino Casciano, ndr) guidò la fronda interna per far cadere l’allora sindaco additato di immobilismo in merito i tagli che il governo regionale capitanato da Michele Iorio, stava attualizzando sull’ospedale “Caracciolo” che qualche mese prima si era visto chiudere per sempre il punto nascita. “Avemmo il coraggio di fare una scelta forte con l’intenzione di provocare uno scossone politico in merito ai tagli indiscriminati subiti dal territorio in fatto di sanità pubblica – dichiara a distanza di otto anni Chiantese -. Una presa di posizione netta in cui credemmo sin dal primo momento considerata la sordità e cecità registrata dall’allora centrodestra locale e regionale su temi vitali quali la salvaguardia del Caracciolo. Purtroppo a distanza di anni noto che non è cambiato assolutamente niente se non quello di un ulteriore impoverimento in fatto di servizi che come al solito penalizza la nostra area”. Ma quale fu l’alternativa che proponevate a quei tagli indiscriminati? “Beh, la nostra idea fu quella di una gestione pubblico – privata con il 51% che restava in mano alla Regione e il restante 49% da attribuire ad un privato capace di far funzionare una struttura dalle grandi potenzialità, ma spesso inespresse causa la mediocre programmazione gestionale. Scegliemmo di intraprendere la strada del pubblico – privato in considerazione degli ottimi risultati che si registravano in altri ambiti del Paese. A riguardo individuammo chi avrebbe potuto fare una cosa del genere per Agnone che già all’epoca perdeva utenza, complice un’offerta non ottimale”. E come andò a finire? “Fummo boicottati da più parti. Fecero passare l’idea che con una gestione pubblico – privata andava nella direzione di prestazioni totalmente a pagamento. Naturalmente nulla di più falso, sta di fatto che perdemmo le comunali e chi andò a governare non prese mai in considerazione il progetto con i risultati che ormai tutti conoscete”. Crede che oggi quell’iniziativa possa essere rilanciata? “E’ passato quasi un decennio e il Caracciolo è stato ridotto a poco più di un poliambulatorio senza un vero Pronto soccorso come quello che la nostra squadra proponeva. Il dato peggiore è che la mancanza di servizi ha allontanato in prevalenza utenza extraregionale la quale produceva mobilità attiva. Bisognerebbe rincorrere quei numeri, tuttavia con una seria programmazione, con gente che lavora e disposta a rilanciare la struttura, con una buona campagna informativa – conclude Chiantese – credo che qualcosa possa essere ancora fatto, ma bisogna avere idee chiare e soprattutto rapide, altrimenti sarà la fine”.
Ospedale “Caracciolo”, rispunta la gestione pubblico – privata
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