«Sono anni che protestiamo, ma non abbiamo ancora mai visto alcun risultato concreto». Sono parole saldamente ancorate alla realtà quelle del sindaco di Schiavi di Abruzzo, Luciano Piluso, amministratore di lungo corso e probabilmente l’ultimo dei socialisti duri e puri, che nei giorni scorsi ha preso parte alla manifestazione di protesta in Agnone in difesa dell’ospedale “Caracciolo”.

Quel presidio sanitario di confine rappresenta, anche per le popolazioni che abitano i centri del basso Chietino, impropriamente definito Alto Vastese, l’unico baluardo dell’assistenza sanitaria di prossimità. I continui tagli e l’illogico ostacolo della mobilità passiva, hanno progressivamente allontanato i cittadini abruzzesi da quell’ospedale che oggi si vorrebbe convertire in qualcosa di molto simile ad una casa di riposo. Piluso, da par suo, forte di una quarantennale esperienza in qualità di primo cittadino, non le manda certo a dire.

«Per l’ennesima volta ci troviamo qui a protestare per un servizio che è un diritto che ci spetta, ma di risultati concreti non ne vediamo». I sindaci e i cittadini lasciati soli, questo ha denunciato Piluso, che poi ha toccato, sempre in tema di diritti negati, anche l’altra delicata questione che attanaglia e strangola i piccoli Comuni montani, la viabilità.

Il ponte Sente chiuso da sette anni, per la messa in sicurezza del quale manca ancora la copertura finanziaria, e la fondovalle Trigno, strada pericolosa e inadeguata all’attuale traffico veicolare. «Pochi giorni fa abbiamo tenuto un incontro a Canneto, insieme a tutti i sindaci della Vallata del Trigno, sia abruzzesi che molisani, alla presenza di alcuni consiglieri regionali. – spiega il sindaco di Schiavi di Abruzzo – Ho chiesto che una volta per sempre le due Regioni di Abruzzo e Molise dichiarino la fondovalle Trigno come un’opera strategica, perché è un collegamento viario tra la costa Tirrenica e quella Adriatica, e perché offre un servizio essenziale di mobilità ai tanti paesi dell’entroterra».

E in chiusura una stoccata anche sul viadotto “Longo”, quello sul Sente, che resta chiuso al traffico veicolare da sette lunghissimi anni alla faccia delle tante dichiarazioni entusiastiche dei vari Salvini, Maroni e via elencando tra la folta schiera dei seguaci di Alberto da Giussano.

«E’ da sette anni che facciamo chiacchiere, – ha stigmatizzato Piluso – diciamo sempre le stesse cose, però ad oggi non si vede alcuna soluzione. E questo rappresenta un’ulteriore “mazzata” per le popolazioni delle aree interne, perché senza servizi, che siano sanitari o di viabilità, ogni giorno perdiamo abitanti».
Francesco Bottone