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  • Paglione vola alto: «Il Molise come il Wyoming, ma qui manca una governance all’altezza»

    «Il mio non è un ritorno alla politica, piuttosto la prosecuzione di un impegno che, per me che sono sindaco, è di fatto un impegno quotidiano di grande attaccamento alla nostra terra, all’Alto Molise in particolare». Candido Paglione, sindaco storico di Capracotta, già consigliere e assessore regionale del Molise, torna a competere, da candidato alle prossime regionali, in campagna elettorale. E nella sua faretra, come frecce da scagliare, le tematiche sulle quali è impegnato da sempre, molte delle quali sta già affrontando e risolvendo in qualità di sindaco.

    «Credo di poter ancora dare qualcosa a questa terra, di poter fare qualcosa per questa regione». Torna in auge, dunque, l’esperienza, quella fatta sul campo, da amministratore locale appunto, ormai pluridecennale, in opposizione al “nuovismo” dei candidati per certi versi improvvisati. «La mia candidatura ha anche questo scopo, – riprende Paglione – dimostrare che la coerenza, l’esperienza e la credibilità e la tenacia possono essere quel valore aggiunto da portare in Consiglio regionale».

    «Sono profondamente legato alla voglia di cambiare le cose, – aggiunge il sindaco del “tetto” dell’Alto Molise – non abbandono mai il campo, ma provo a dire la mia e a fare qualcosa di positivo anche in seno al Partito democratico». Non è un mistero, ad esempio, che Paglione appoggiò e sostenne la candidatura di Bonaccini alla segreteria del partito con il quale oggi è candidato. «Ero e resto attratto dal pragmatismo emiliano di Bonaccini, – riprende Candido Paglione – di un amministratore di lungo corso che fa della concretezza una ragione di vita. Credo poco a chi propina solo teorie». I temi all’ordine del giorno della sua agenda politica sono quelli ben noti, carenze e deficit ben noti in Alto Molise, a partire dalla sanità. «Non sono per partito preso contro la sanità privata, – chiarisce subito Paglione – ma sono perché l’articolo 32 della costituzione italiana sia effettivamente realizzato e perché il diritto alla salute sia esigibile sempre e comunque. E sono per difendere la legge istitutiva del servizio sanitario nazionale, la 833 del 1978, che è stata una conquista di grande civiltà. Sostanzialmente si partecipa alle spese per garantire il servizio sanitario e dunque assicurare cure e assistenza medica a tutti in proporzione al proprio reddito.

    Nella nostra regione, sul tema sanitario, c’è un altro problema: quello della insufficienza del fondo sanitario per far fronte a tutte le esigenze sul territorio. Sicuramente ci sono delle colpe e delle responsabilità, ma preferisco parlare non tanto del passato, quanto del presente e soprattutto del futuro. Sono abituato a prendermi le mie responsabilità. Dico che oggi questa Regione deve battere i pugni a Roma perché abbia una attribuzione aggiuntiva rispetto allo stanziamento attuale sulla sanità. Al di là delle menate del senatore Lotito che dichiara che forse abbiamo trovato la soluzione per azzerare il debito sanitario della Regione Molise. Non è così che si risolvono le cose. Il Molise ha una popolazione anziana maggiore, in percentuale, rispetto ad altre regioni e dunque ha una maggiore fascia di popolazione che ha bisogno di cure e prestazioni sanitarie. Già questo potrebbe essere un motivo per dire a Roma dateci più soldi. E non solo, aggiungo che abbiamo almeno due strutture private di eccellenza, che meno male ci sono in regione e che servono un’utenza non solo molisana, ma anche extra regionale. E questa è l’altra ragione per la quale è giustificato chiedere un aumento considerevole dello stanziamento sul fondo sanitario regionale. Non dico il doppio, ma possiamo parlare di cifre importanti che ci rimettano in condizione di dare o ridare ossigeno alla sanità pubblica. Perché la sanità pubblica ha a cuore la salute dei cittadini; la sanità privata invece lucra sulla malattia».

    Duro e deciso, come da par suo, il sindaco di Capracotta, che va avanti parlando di Florenzano, il direttore generale dell’Asrem contro il quale più volte si è scagliato, chiedendone anche la testa, in senso figurato, nell’ambito della conferenza dei sindaci. «Non ho cambiato idea, – riprende – credo che il direttore generale Florenzano debba chiedere scusa ai molisani, per le cose che non ha fatto e per le cose che ha fatto male. Quando avremo ottenuto questo stanziamento ulteriore da Roma, allora non ci saranno più alibi per nessuno. Solo allora si potrà tirare una linea e ripartire davvero». In tema di autonomia della Regione Molise, con un Pil tra i più bassi d’Italia, il sindaco Paglione ha le idee chiare: «L’autonomia della nostra Regione ha ancora senso, perché non è possibile continuare a fare un discorso basato sul numero di abitanti, perché se andiamo avanti con questa logica non si va da nessuna parte. Rappresento la montagna, il territorio estremo di questa regione, il punto più alto, dove, pur essendo più vicini al cielo, subiamo tutte le difficoltà delle aree interne, ma mai mi sognerei di dire trasferiamoci tutti lungo la costa o nelle città. Negli Stati Uniti d’America ci sono due stati il Wyoming e il Delaware che hanno una popolazione inferiore a quella del Molise, ma hanno la dignità di uno stato membro dell’unione. Il problema non sono i numeri dei residenti, ma la governance, anzi la buona governance».

    Sull’autonomia differenziata le idee di Paglione sono chiarissime: «E’ la più grande iattura che possa capitare a questa regione e a tutte le regioni del Sud. E’ la secessione non scritta, ma che di fatto avverrà. Significa mettere gli uni contro gli altri, significa davvero non rendere più i diritti universalmente esigibili come invece dovrebbe essere».

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