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  • Pasqua: il messaggio del vescovo Claudio Palumbo a sacerdoti, fedeli e autorità

    In occasione di questa Santa Pasqua desidero rivolgere vivissimi auguri di salute, di pace e di speranza a tutta la nostra Comunità diocesana: ai Sacerdoti, ai Diaconi, ai Religiosi e alle Religiose, a tutte le Comunità parrocchiali, come anche alle Autorità Civili e ai Responsabili delle diverse Istituzioni pubbliche impegnate nel dovere morale di incoraggiare e ridare speranza, pur nelle gravi difficoltà del momento presente.

    Fra poche ore ci sarà dato di rivivere il Mistero centrale della nostra fede, in uno dei riti liturgici più suggestivi: la Santa Pasqua di Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo.

    Per ogni cristiano “credere” diventa voce del verbo “sperare”. Credo in Gesù risorto, dunque spero.

    Ci sono due segni che ci possono accompagnare a vivere bene questa Santa Pasqua 2021: il cero pasquale e la pietra rimossa dal sepolcro.

    Durante la veglia pasquale percorreremo le nostre chiese a luci spente, guidati, almeno nel primo tratto, solo dalla fioca luce del cero pasquale, che simboleggia Cristo. Poi da quella fiammella attingeremo luce per le nostre candele, anch’esse piccoli lumi che a stento ci faranno scorgere il cammino. Il buio, o almeno la penombra, esprime bene la condizione in cui proprio in questo tempo di pandemia la vita ci pone. Possiamo immaginare quanto buio dentro ci sia dentro i cuori – così come apprendiamo anche da recenti fatti di cronaca nostrana – e quanto buio per i malati di Covid-19, per i sanitari impegnati giorno e notte, per quanti hanno perso il proprio lavoro… Sono le tante “oscurità quotidiane” legate alla malattia, alla solitudine, alla difficile contingenza economica che non allenta la sua morsa, sono quelle ferite che imprevedibili vicende dell’esistenza lasciano spesso sulla carne di tante persone.

    Ebbene, di vero cuore auguro che su tutta questa umanità sofferente risplenda fulgida e confortante l’alba pasquale. J.K. Rowling affermava: “La felicità si può trovare anche negli attimi più tenebrosi, se solo qualcuno si ricorda di accendere la luce”. E il Cero pasquale rappresenta Cristo Risorto che è la nostra luce e la nostra salvezza.

    Il mio augurio per tutti, a cominciare dai fratelli e sorelle credenti, è di perseverare nel cammino verso la pienezza della luce, anche se il suo il chiarore non è ancora solare e le traversie della vita sembrano rendere opaca la sua aurora.

    Vi auguro di gustare maggiormente, in questa Pasqua, la gioia di credere, sperare, amare; e Vi invito, come continuamente e saggiamente ci ricorda papa Francesco, a “non lasciarvi rubare la speranza”, quella che proviene dalla grazia della Risurrezione.

    Sì, non lasciamoci rubare la speranza: grazie a Gesù Cristo risorto, la speranza non è soltanto un pio desiderio, ma è una realtà compiuta, che, mentre genera gioia e fiducia, nello stesso tempo cura le tristezze e lenisce le angosce. Dio non ci abbandona mai nella tempesta della vita! Sant’Agostino ammoniva: “La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio. Lo sdegno per la realtà delle cose; il coraggio per cambiarle”.

    È proprio grazie alla pietra rimossa dal sepolcro che si riapre per ognuno di noi l’accesso alla speranza. Quel sepolcro non è più il desolato luogo angusto del pianto e della tristezza, dove la parola “morte” pone il sigillo inesorabile di una fine irreversibile, ma diventa per tutti noi il pulpito inedito sul quale si annuncia la vittoria della vita: Cristo, mia speranza, è risorto!

    Entrare nella tomba vuota ci restituisce quella gioia che, a seguito della sconcertante scoperta dell’assenza del corpo del Signore, Maria Maddalena sperimentò subito dopo quando incontrò e abbracciò vivo Gesù Risorto e conferma la gioia di un incontro che sconvolge l’esistenza. Da ciò nasce sicuramente una valida ragione per continuare ad amare il mondo, annunciando la liberazione dal male e proclamando la misericordia e la tenerezza di Dio.

    Nella luce della Pasqua possiamo cogliere come il vagito di una nuova creazione, con essa rinasce la vita nel cuore di chi ha vissuto tristi esperienze interiori e una nuova dirompente primavera trasforma in un verdeggiante giardino il deserto delle nostre quotidiane fragilità.

    Davvero la speranza non è più l’ultima a morire, perché Colui che ha vinto la morte ha riempito di eternità i desideri dell’uomo. Lasciamoci consolare dalla certezza che ogni germe di bene è sempre una pietra preziosa nella costruzione di un mondo nuovo, è profetica garanzia di un mondo futuro, rinnovato dalla grazia e dalla presenza di Cristo Risorto.

    Ricordando le parole di Papa San Giovanni Paolo II: “Non abbandonatevi alla disperazione. Siamo il popolo della Pasqua, e Alleluia è la nostra canzone”, auguro Buona Pasqua a tutti Voi, fratelli e sorelle, con la certezza che il passaggio dalla morte alla vita di Gesù Cristo, per intercessione della Vergine Maria, entri veramente nella storia di ognuno di noi, e sappia guidare i tanti nostri cammini, anche piccoli e quotidiani, verso la vita che Egli ci dona in pienezza.

    Ci esorta alla speranza anche il sommo Dante, di cui celebriamo i settecento anni dalla morte (1321-2021), insegnandoci come la speranza sia un’attesa operosa nel fecondo rapporto tra la grazia di Dio e l’agire dell’uomo (Cf Paradiso, XXV, 67-75). Auguro di poter conoscere questa speranza anche con la fede del Sommo Poeta: che sia – nel segno della bellezza per la sublimità delle Sue espressioni poetiche- balsamo che consola non solo per noi e per i nostri cari, ma pure su coloro che medicano le nostre malattie e le nostre ferite, su quanti curano la nostra anima e la nostra mente, sulle persone sole e su tutte quelle che faticano a sperare.

    Buona Pasqua! Con una affettuosa benedizione nel Signore Risorto.

    Claudio Palumbo, vescovo Trivento – Agnone

                                                     

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