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  • Piccoli ospedali: l’Abruzzo riconosce la loro valenza, in Molise si chiudono

     

    AGNONE. Abruzzo docet. I cugini danno una severa lezione al Molise in fatto di sanità pubblica nelle zone periferiche. La nuova mappa dei servizi ospedalieri, ridisegnata dall’assessore Nicoletta Verì e inviata ieri l’altro a Roma, prevede quattro super ospedali, uno per ogni provincia, organizzati in rete con le altre strutture sparse sul territorio in modo da garantire l’assistenza al paziente in totale sicurezza e la continuità dei percorsi assistenziali a chiunque, in qualunque area della regione viva. Così mentre l’ospedale “Caracciolo” di Agnone  continua a mendicare per un medico, un portantino, un infermiere, una flebo, si scopre che a pochi chilometri di distanza, a Castel di Sangro, il nuovo piano sottoscritto dalla Verì, udite udite, assicurerà la conferma dello status di area disagiata con 34 posti letto, di cui 18 di Medicina generale, 4 di Chirurgia generale, 4 di Ortopedia, 8 di Lungodegenza e il Pronto soccorso. A questi si aggiungono 6 posti letto diurni. Spostandoci di poco, nel Chietino, la musica non cambia. Per Atessa, 49 chilometri di distanza da Agnone, l’ospedale “San Camillo de Lellis” va verso il riconoscimento di presidio di area disagiata con 20 posti di Medicina generale e 5 in day surgery con Pronto soccorso. In pratica quello da sempre reclamato dall’ospedale altomolisano che rischia seriamente la trasformazione in presidio di Comunità. Ma non è tutto, perché per un’altra realtà paragonabile ad Agnone, ovvero Guardiagrele, la proposta dell’assessorato è di 45 posti letto per acuti e post acuti così suddivisi: 15 di Geriatria, 10 di Medicina e 10 di Lungodegenza più il Pronto soccorso. Altro particolare da non sottovalutare è quello che gli ospedali citati non sono lontani da città e presidi di una certa importanza quali Sulmona, Lanciano e Chieti. Nella stesura della nuova riorganizzazione, inoltre, la stessa Verì non esclude l’ipotesi di salvare Emodinamica al “San Pio” di Vasto con un accordo di confine con la Regione Molise al fine di implementare le attività. Insomma, mentre in Abruzzo si lavora per salvare e potenziare l’offerta dei piccoli ospedali a garanzia del sacrosanto diritto alla salute sancito dalla Costituzione, in Molise non si può dire la stessa cosa. Appresa la notizia, il consigliere provinciale e comunale Daniele Saia, ha così commentato: “E’ questa l’ulteriore dimostrazione di una politica che sa programmare e non lascia indietro nessuno a differenza di quanto accade da noi. Mi riferisco in particolare agli accordi di confine portati avanti dal governo Frattura che di fatto avrebbero salvato il Caracciolo. Tuttavia per l’ennesima volta bisogna riscontrare l’inefficienza dell’attuale classe politica locale e regionale che dopo i proclami in pompa magna e le promesse da marinaio fatte in campagna elettorale, non ha saputo instaurare un rapporto costruttivo con il governatore dell’Abruzzo, Marco Marsilio. Alle tante parole spese su giornali e televisioni, non è seguito alcun atto concreto capace di assicurare all’ospedale di Agnone, fino a pochi anni fa fiore all’occhiello della sanità regionale, un futuro certo malgrado l’elevata percentuale di mobilità attiva proveniente dai comuni dell’alto Vastese”.

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