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  • Portò il Papa ad Agnone e la Ndocciata a Roma, Agnone ricorda il prefetto Enrico Marinelli

    “Il mio generale”. Lo chiamava così il Papa santo Karol Wojtyla con cui ha condiviso buona parte della sua vita professionale. Per 15 anni, infatti, è stato l’angelo custode del pontefice polacco. A quattro anni dalla sua scomparsa, Agnone ricorda il prefetto Enrico Marinelli, morto all’età di 87 anni il 17 novembre del 2019. Una messa in suo suffragio sarà celebrata nel pomeriggio odierno (17,30) nella chiesa di Sant’Amico, nel cuore del centro storico dove vennero celebrati i funerali. Alla cerimonia prevista la presenza di familiari, amici e delle massime autorità cittadine con in testa il sindaco Daniele Saia nonché  l’amico di sempre Adriano Orlando.

    Impossibile non ricordare quando il 19 marzo del 1995, grazie ai suoi stretti rapporti, Marinelli contribuì alla venuta di Giovanni Paolo II ad Agnone. Fu la prima volta nella storia che un papa visitava la cittadina altomolisana dove nei pressi del monumento Libero Serafini, oggi piazza Giovanni Paolo II, incontrò i giovani e gli artigiani del territorio spronandoli a “non arrendersi di fronte ai gravi problemi del momento e non rinunciare a progettare il futuro”.

    A distanza di un anno da quella presenza sulle montagne altomolisane, sempre grazie alla mediazione del prefetto Marinelli, l’8 dicembre del 1996, in Vaticano, Wojtyla abbracciò il popolo molisano in occasione del 50esimo anniversario del suo sacerdozio. Anche quella data, contrassegnata dalla sfilata della Ndocciata, che fece parlare i media di tutto il mondo, divenuto poi un appuntamento fisso ad Agnone, resta scolpita a caratteri cubitali nelle pagine di storia.

    A riguardo, nel volume ‘Papa Wojtylia e il Generale’, Marinelli racconta come si arrivò a maturare quell’idea. “Era il 1 ottobre del 1996, il Papa, prima di lasciare Castel Gandolfo, al termine della permanenza estiva, volle salutare, come era solito fare, una rappresentanza delle forze di Polizia tra cui gli agenti utilizzati durante la permanenza estiva in montagna. Questi li vedo in montagna, portano la mia tenda, disse Karol. Alché risposi: noi anche il fuoco, se Dio vorrà l’8 dicembre ci sarà un grande fuoco. Va bene, rispose Giovanni Paolo II. Un grande fuoco l’8 dicembre in Piazza San Pietro, aggiunsi, fin sotto le finestre del Palazzo Apostolico, questo fuoco che tanto lei predilige che ha tante valenze, tanti significati. Il fuoco può distruggere ma anche esaltare. Così Wojtyla rispose: attendo tutti i cittadini di Agnone”.

    Durante quel colloquio erano presenti monsignor Dino Monduzzi, prefetto della Casa Ponfificia, ed il segretario particolare del Papa. Così che l’8 dicembre 1996 Wojtyla, dopo la sosta in piazza di Spagna per l’omaggio all’Immacolata e la visita alla basilica di Santa Maria Maggiore, tornò in Vaticano e poté assistere a quella grande processione di fede e di fuoco che si svolse alla presenza di circa 40.000 persone in sosta anche lungo via della Conciliazione. 

    “Recando sulle spalle le gigantesche torce di abete per costruire il falò della fratellanza, voi proclamate l’amore di colui che è venuto a portare sulla terra il fuoco del vangelo. Oggi, solennità dell’Immacolata Concezione, vi affido tutti alla protezione della celeste Madre del Signore e di cuore impartisco a ciascuno, alle vostre famiglie, alla diletta Città di Agnone e a tutti i molisani, una speciale benedizione apostolica” le parole che Giovanni Paolo II pronunciò in quell’occasione.

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