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  • Presidente della Cassazione: «Nei tribunali servono uffici stampa retti da giornalisti»

    «Dobbiamo far comprendere meglio ai cittadini il lavoro che svolgiamo e per questo abbiamo bisogno di professionisti dell’informazione. Ritengo che  la magistratura debba dotarsi di veri e propri uffici stampa composti da giornalisti, a partire dalla Corte di Cassazione e dalle Corti d’Appello per arrivare anche a tutti i Tribunali».

    Lo ha affermato la prima Presidente della Suprema Corte di Cassazione Margherita Cassano nel corso della tavola rotonda, coordinata dal vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti Angelo Baiguini, sul tema “Comunicazione e giustizia. Quali prospettive per la formazione degli operatori del diritto” svoltosi il 18 marzo a Roma presso il Palazzo della Cassazione. “C’è tanto da spiegare del nostro lavoro – ha aggiunto Cassano – pensiamo, ad esempio, a come meglio illustrare le Motivazioni delle sentenze che necessitano di terminologie molto tecniche per addetti ai lavori, ma che sarebbe utile anche comunicare in forma  sintetica e semplificata per il grande pubblico almeno nei punti fondamentali.”

    Il dibattito è stato promosso dalla Scuola Superiore di Magistratura ed è stata l’occasione per illustrare il volume omonimo “Comunicazione e Giustizia” realizzato con la collaborazione del Consiglio Superiore della Magistratura e  del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti.

    Oltre a Cassano e Baiguini hanno partecipato Luigi Salvato, Procuratore generale della Corte Suprema di Cassazione; Francesco Greco, Presidente del Consiglio Nazionale Forense; Edmondo Bruti Liberati, già Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano; Federigo Bambi, Professore associato di storia del diritto medievale e moderno presso il Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Firenze.

    Il Procuratore generale Luigi Salvato si è concentrato sul cuore della comunicazione istituzionale.  “Il giudice parla attraverso la Motivazione – ha sottolineato – ma c’è il rischio di deviazione del processo la cui verità deve formarsi solo ‘nel’ processo e non nei media. La narrazione del processo deve comunque essere fatta solo da professionisti dell’informazione; abbiamo, invece, un problema su quanto circola sui social media e sul web.”

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