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  • Prove tecniche di astensione, semi deserto il confronto in piazza tra i candidati ad Agnone

    Quattro gatti e due Carabinieri. Non è il titolo di un film e non si parla di felini, ma la cronaca spicciola e stringata per immagini di quanto avvenuto nel pomeriggio di lunedì ad Agnone, precisamente in piazza Giovanni Paolo II, dove si è tenuto il previsto confronto politico tra i candidati alle regionali. Preceduto dalle polemiche per l’esclusione considerata deliberata di alcuni candidati, come ad esempio Domenico Palomba di Poggio Sannita, l’evento elettorale, a metà pomeriggio di un lunedì, giorno lavorativo, aveva poche speranze di fare il pienone e così è stato.

    Gli agnonesi lavorano e ne hanno le tasche piene delle chiacchiere della politica. Proprio a causa delle polemiche della vigilia l’organizzazione si è dovuta affrettare a modificare il palinsesto degli interventi e la stessa locandina dei presenti. Il candidato Francesco Lombardi, infatti, escluso in un primo momento, neanche contattato, come ha riferito il diretto interessato, è stato aggiunto in zona Cesarini tra gli esponenti del centrosinistra. A controbilanciare, forse addirittura a sua insaputa, sia pure solo sulla carta, perché di fatto non si è presentato, un esponente della parte avversa, del centrodestra dunque, tale Alberto Ricci, dell’Unione di Centro, pare in passato anche vicesindaco di San Pietro Avellana; la sua sedia è rimasta vuota fino alla fine dell’incontro. Scremato, invece, cioè non ammesso a parlare, il caccavonese Palomba, un outsider a tutti gli effetti e forse anche fiero di esserlo. Lo stesso, tuttavia, ha avuto l’eleganza di non presentarsi sul palco per pretendere di parlare.

    Tra gli iscritti a parlare due consiglieri regionali uscenti, ma probabilmente rientranti, tra l’altro con lo stesso nome, anche se con posizioni e visioni politiche diametralmente opposte, Greco e Di Lucente, entrambi Andrea appunto. I due non si sono risparmiati stilettate, continuando il giochino autoreferenziale intrapreso in Consiglio regionale nel corso degli ultimi cinque anni. Poi due ex sindaci, Francesco Lombardi, di San Pietro Avellana, e Lorenzo Marcovecchio, che ha tenuto a precisare il suo status di «già sindaco» di Agnone, non ex. Altri due candidati, dello stesso partito, il Pd, che inevitabilmente si pesteranno i calli a vicenda, Candido Paglione, pluriennale sindaco, ancora in carica, di Capracotta e l’assessore comunale di Agnone, Enrica Sciullo. Per il centrodestra, ancora, Vincenzo Scarano, consigliere comunale di minoranza sempre di Agnone che tiene particolarmente al titolo di «consigliere provinciale con delega alle aree interne» e, fuori dagli schemi, il candidato governatore Emilio Izzo, l’unico che è riuscito in qualche modo a stimolare la scarsa cinquantina di persone presenti, forze dell’ordine in divisa e Digos in borghese compresi e contando anche i passanti.

    Tra le domande poste ai candidati, con i temi soliti della sanità che non c’è come l’isola cantata da Bennato, dello spopolamento inarrestabile e dell’identità molisana messa in forse dagli sodali di Calderoli, la più calzante, vista la situazione in piazza, è stata probabilmente quella sull’astensionismo, sintomo dell’ormai cronica e giustificata disaffezione alla politica, o meglio ai politici e politicanti. E forse quella piazza semi deserta è stato l’unica notizia venuta fuori dal confronto politico tra candidati, del tutto banale e scontato, chiuso prematuramente, in tutta fretta e per fortuna, perché uno dei partecipanti è dovuto andare via e sarebbe venuto meno il rispetto della par condicio, questo almeno hanno dichiarato gli organizzatori.

    Prove tecniche di astensione, dunque, nella città di Agnone, i cui elettori hanno deliberatamente disertato la piazza e forse, ancor più massicciamente, diserteranno le urne tra pochi giorni. Anche perché, dati e fatti alla mano, l’ospedale cittadino è stato smantellato allo stesso modo dalla destra e dalla sinistra che hanno amministrato la Regione; le strade sono “bombardate” da decenni, a prescindere dai colori politici dei decisori; il viadotto Sente è chiuso da cinque anni, nonostante l’avvicendarsi di Governi variopinti a Roma e la città e l’intero Alto Molise continuano a perdere drammaticamente residenti, con gli unici quartieri in espansione rappresentati dalle ali dei cimiteri. Il solo candidato, tra i presenti sul palco, che ha notato il segnale di astensione che è arrivato secco, come un ceffone, dalla piazza semideserta, è stato, neanche troppo a sorpresa, Emilio Izzo, l’incarnazione dell’anti-politica, anti sistema per antonomasia e da quasi mezzo secolo.

    «Se solo il cinquanta per cento di quel cinquanta per cento che non va a votare votasse per noi, saremmo il primo partito in questa regione» ha chiuso Izzo, stizzito per aver avuto pochi minuti a disposizione per poter arringare le folle decisamente poco oceaniche di Agnone.

    Francesco Bottone

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