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  • Riforma delle professioni della montagna, il Cai: «Giusto fare ordine, visti i numeri crescenti»

    «Un incontro storico: per la prima volta si sono sedute attorno a un tavolo quindici associazioni che fanno accompagnamento in vario modo e vario titolo nell’outdoor. Questo disegno di legge è stato il pretesto per incontrarci e incominciare un dialogo». Così il presidente del Cai, Antonio Montani, al termine dell’incontro sul progetto di riforma delle professioni della montagna, che il Club alpino italiano ha organizzato e ospitato nella sede centrale di Milano. «L’incontro – prosegue – può dare frutti che vanno al di là della discussione normativa e creare un momento in cui tutti gli operatori delle professioni della montagna si trovano per capire come fare sistema. Per una crescita che sia di tutti e, quindi, anche della montagna».

    Precisa il presidente del Cai: «la legge parte da presupposti buoni e ha un intento da perseguire, che è quello di fare ordine. Anche se, come abbiamo visto, le posizioni sono abbastanza diverse. Tuttavia, non credo che siano inconciliabili. Sicuramente c’è la necessità di porre ancora l’attenzione su questi argomenti e magari, proprio partendo da questa di legge, per ritrovarsi a fare un ragionamento più ampio». Montani ribadisce che «come Club alpino italiano abbiamo fortemente voluto ospitare una riunione utile alla valutazione di una proposta di legge che riteniamo necessaria vista l’evoluzione e la diversificazione delle modalità di frequentazione ludica della montagna. L’occasione è stata molto utile anche per un confronto costruttivo su tematiche come l’accompagnamento e la formazione, questioni imprescindibili visto il numero crescente dei frequentatori dei territori montani. L’invito fatto oggi è quello di trovare un minimo comun denominatore che sia condiviso da tutti gli operatori per portare istanze ai decisori politici».

    Le Guide ambientali escursionistiche contestano il disegno di legge e sono preoccupate dal fatto che la nuova figura di “Guida escursionistica di montagna” possa minare la loro esistenza, che coinvolge circa 7.500 persone in tutta Italia, imponendo la costituzione di un ordine professionale. Inoltre, rivendicano che «non si continui con l’idea che l’escursionismo sia un sottoprodotto dell’alpinismo, dal punto di vista legislativo. Un buon medico non è necessariamente un buon veterinario». Le Guide alpine, attraverso il vicepresidente di Agai, Fabrizio Pina, ribadiscono di non essere state coinvolte «in questo disegno di legge né lo abbiamo sollecitato. Facciamo attenzione prima di cominciare a sparare. Le leggi non le fanno le Guide alpine: anche a noi non piace tutto quello che c’è scritto, fosse solo per la conflittualità che sta creando. Non sappiamo da dove salti fuori, ma crediamo che sia una proposta sepolta prima di partire».

    La sintesi, ancora una volta, prova a farla Montani. «Come Cai crediamo che andare a mettere ordine nelle professioni di montagna sia necessario- sostiene il presidente- sfruttiamo l’occasione storica di questo tavolo per iniziare a pensare a modifiche normative che possano veramente agevolare il comparto della fruizione outdoor. Chiedo uno sforzo comune, anche alle Guide alpine, di non accontentarsi dell’attuale apparato normativo che regola le professioni di montagna, partendo ad esempio da un ragionamento su un’uniformità formativa».

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