“Azzerare i divari e ricucire il Paese: la missione della nuova Provincia”: è questo il titolo della giornata di lavoro che si è tenuta ieri nella Sala di Rappresentanza della Provincia di Salerno, dove l’UPI, nell’ambito del ciclo di incontri del progetto Province&Comuni PON Governance 2014-2020, ha riunito i Presidenti di Provincia, Sindaci e Consiglieri provinciali del Mezzogiorno che si sono confrontati con Parlamentari ed esponenti del Governo sul Disegno di Legge, in discussione nella Commissione Affari Costituzionali del Senato, che riforma le Province a partire dagli organi di governo e dal sistema elettorale.
Per la Provincia di Isernia erano presenti il presidente Alfredo Ricci e il consigliere Raimondo Fabrizio. Obiettivo dei lavori è stato quello di fornire alla Commissione idee e proposte dal basso in grado di costruire un modello di ente innovativo, con competenze e personale fortemente mirato agli investimenti, al fine di azzerare i divari territoriali.
Il Presidente Ricci nella sua relazione ha puntato più sulla restituzione di funzioni e risorse, senza le quali una riforma non avrebbe senso, che sugli aspetti del sistema elettorale e degli organi di governo.
“Tutti noi Presidenti, in questi anni che hanno seguito la schizofrenia della Delrio ci siamo affezionati all’ente Provincia, ce ne siamo innamorati e lo abbiamo accudito – ha iniziato in questo modo la sua relazione il Presidente della Provincia di Isernia. Oggi, grazie all’attuale Governo, che finalmente si è fatto carico in maniera concreta del problema delle Province per la prima volta discutiamo di un disegno di legge che si sta esaminando celermente in Commissione Affari Costituzionali in Senato e che rappresenta una svolta per le Province e soprattutto per i cittadini che dalle Province ricevono ancora servizi nonostante la Delrio. Dobbiamo, però, stare attenti a non cadere nell’errore di non pensare ai cittadini, quindi, l’aspetto principale da valutare è quello finanziario rispetto alle funzioni, perché abbiamo da scontare il gap di quei quattro anni di piena operatività della fantasia legislativa del 2014, quando si è deciso di azzerare gli organi e le risorse non pensando che in questo modo non si tagliavano solo poltrone, ma bensì servizi ai cittadini che continuavano a percorrere le strade provinciali o a frequentare le scuole superiori”.
Dopo la questione risorse finanziarie, Ricci ha posto l’accento su un altro tema rilevante quello delle funzioni. “Ci sono alcune materie su cui la provincia deve avere un ruolo perché i comuni hanno bisogno di un ente sovracomunale che li coordini: lo sviluppo economico e sociale, l’industrializzazione, il commercio, l’artigianato, ma anche lo sviluppo turistico e culturale, tanto prezioso per realtà minori come il Molise, che non può essere lasciato all’iniziativa dei comuni che da soli non ce la fanno, ma che non può essere gestito nemmeno dalla regione con il suo carrozzone burocratico, che non aiuta, ma piuttosto penalizza i territori. Lo stesso dicasi per lo sport, basta pensare all’impiantistica sportiva”.
“Altro punto che merita attenzione – ha continuato il Presidente Ricci – è quello delle risorse umane: l’UPI ha lavorato tanto fino ad arrivare al DM del gennaio 2022 che ha determinato i nuovi criteri per stabilire la capacità assunzionale delle province e delle città metropolitane; tuttavia, per gli enti più piccoli, come la Provincia di Isernia, questi nuovi criteri sono stati penalizzanti: paradossalmente la nostra capacità assunzionale era più elevata con il turnover e il 25%. Questa norma andrebbe migliorata, almeno per quegli enti che hanno bilanci più piccoli e rigidi nella parte delle entrate”.
“Ho lasciato volutamente per ultima la questione del sistema elettorale – ha concluso Ricci – perché la riforma deve essere indirizzata ai cittadini e alle esigenze e non ai politici. Solo con la restituzione di risorse, funzioni e personale diventa rilevante l’elezione diretta, perché con questa riforma vogliamo risolvere i problemi e le province le vogliamo rilanciare, perché le province non servono ai presidenti, non servono ai consiglieri, ma servono ai cittadini che nelle province abitano e che dalle province hanno bisogno di avere servizi”.