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  • Rimodulazione dell’orario, saltano i permessi 104: il “caso” finisce sul tavolo della Prefettura

    «È questo il Molise che “non dovrebbe esistere”: quello che con un atto d’imperio mette in ginocchio le famiglie e ignora i diritti». Lo sfogo è di un genitore, un padre di famiglia, che commenta quanto accaduto alla sua consorte, una dipendente comunale di San Pietro Avellana. «L’amministrazione comunale di San Pietro Avellana – spiega il marito e padre – ha deciso unilateralmente di rimodulare la turnazione per il contratto part-time verticale (18 ore) della mamma dei miei figli.  Prima quattro giorni lavorativi, come stabilito dal contratto originale. Adesso invece tre giorni lavorativi. Questa non è una semplice variazione d’orario, è uno stravolgimento totale del menage familiare. Ma la cosa più grave e inaccettabile è che questa decisione avrà gravi ripercussioni negative sui permessi previsti dalla legge 104 per nostro figlio».

    «Chiedo: si può calpestare un contratto sottoscritto e ignorare l’impatto sulla vita di un ragazzo con disabilità per una riorganizzazione che sa di ripicca o incomprensione delle vere necessità?» aggiunge polemicamente e in segno di protesta il capo famiglia. La diretta interessata, la dipendente comunale, ha inoltrato all’attenzione della responsabile dell’area tecnica del Comune di San Pietro Avellana, Elvira La Rocca, alla segretaria comunale Maria Monaco, e alla sindaca Simona De Caprio, una richiesta formale di chiarimenti e contestazioni in merito alla rimodulazione dell’orario di lavoro, in relazione alla applicazione della legge 104 del 1992.

    «Pur comprendendo le esigenze organizzative dell’ente, – si legge nella nota – desidero sottolineare che tale modifica implica una diversa distribuzione del carico di lavoro e un impatto sull’equilibrio tra vita professionale e privata, precedentemente stabilito con il contratto sottoscritto nel 2008. Chiedo, pertanto, conferma che la variazione dell’articolazione della prestazione lavorativa sia stata correttamente preceduta dall’informativa e, ove previsto, dal confronto con le organizzazioni sindacali, e che sia conforme alle previsioni del contratto collettivo nazionale di lavoro con riferimento alla normativa vigente in materia part-time verticale».

    Il punto rilevante, secondo la dipendente comunale, è la «decurtazione o la ridefinizione dei benefici previsti dalla legge 104 del 1992, a causa della nuova articolazione dell’orario su tre giorni». Secondo l’orientamento giurisprudenziale, pare infatti che i tre giorni lavorativi al mese spettino per intero anche ai lavoratori con contratto part-time verticale, a condizione che la prestazione lavorativa settimanale non sia inferiore al cinquanta per cento di quella a tempo pieno.

    «La concentrazione delle 18 ore su soli tre giorni non può in alcun modo giustificare una riduzione proporzionale dei tre giorni di permesso mensili, – spiega la dipendente nella nota – in quanto questi permessi sono interamente riconosciuti e non sono soggetti a riproporzionamento in base al numero dei giorni lavorativi settimanali. Vi invito pertanto a voler rivedere tale posizione e a confermare l’integrale e piena fruizione dei tre giorni di permesso retribuito mensile, così come previsto dalla legge, senza alcuna decurtazione».

    La disposizione di servizio del Comune di San Pietro Avellana è stata presa al fine di «predisporre un orario di lavoro che assicuri un’ottimizzazione delle risorse umane e un miglioramento delle prestazioni rese in termini di efficienza ed efficacia». Una rimodulazione dell’orario, dunque, che sconvolge la vita famigliare della dipendente, soprattutto perché gli viene decurtata la fruizione dei tre giorni di permesso mensili spettanti per assistere il proprio figlio. Della vicenda si sta ora occupando la sigla sindacale Cisl, l’avvocato Giovanni Legnini, e lo stesso marito e padre ha chiesto un incontro con il Prefetto di Isernia, Giuseppe Montella.

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