«In merito alla paventata riunificazione tra Abruzzo e Molise, portata avanti anche da qualche comitato spontaneo in questi giorni, la nostra posizione è chiara: è la parte meridionale dell’Abruzzo che, eventualmente, se vuole, deve aggregarsi al Molise». Una voce netta e chiara, insomma, quella di Pompilio Sciulli, ex sindaco di Pescopennataro, Molise altissimo, ed attualmente presidente dell’Anci Molise.
La sua dichiarazione è una sorta di replica all’idea lanciata da un gruppo di cittadini che, attraverso lo strumento del referendum, sta raccogliendo le firme proprio al fine di ricongiungere l’intera provincia di Isernia con l’Abruzzo. Un territorio contiguo a quello abruzzese, in particolare alle province di Chieti, lungo il confine segnato dal Sente e dal Trigno, e L’Aquila nella zona del Sangro. Un progetto di riunificazione che è tornato prepotentemente di attualità anche grazie al recente servizio giornalistico di Milena Gabanelli relativo proprio alla possibilità di tornare indietro rispetto a quando deciso dalla Democrazia cristiana nel 1963. Sciulli non ha dubbi, è l’area meridionale dell’Abruzzo che dovrebbe decidere di staccarsi e fondersi con il Molise, perché strategicamente più vicina ai capoluoghi di provincia e regione.
«L’area di Castel di Sangro, – spiega il presidente dell’Anci Molise – da sempre guarda con interesse alla provincia di Isernia e ai Comuni dell’area pentra. Anche perché, a pochi chilometri di distanza da Castel di Sangro appunto, i cittadini e le stesse istituzioni avrebbero a disposizione non solo l’ente Provincia, ma anche la Prefettura, la Questura. Oggi, invece, per raggiungere quegli stessi uffici e servizi, devono arrivare fino a L’Aquila». «Al contrario, – chiude Sciulli, sperando forse di far ragionare i cittadini che stanno firmando per il referendum di riunificazione – aggregarsi con l’Abruzzo e diventare una sorta di “coda” della regione vicina, significherebbe soltanto perdere».